Partiamo da Frosolone alle ore 13 a bordo di un Ford Transit del 1982. Siamo in tre, diretti a Castel del Giudice – un borgo di poche centinaia di abitanti in provincia d’Isernia al confine tra Molise e Abruzzo – per incontrare il poeta contadino Carmine Valentino Mosesso.
Ci addentriamo nell’alto Molise, fatto di boschi, strade strette e fresche. Pranziamo nella riserva di Colle Meluccio nei pressi di Pescolanciano, un posto non molto lontano dal luogo di partenza, considerando il nostro mezzo e la velocità, possiamo ritenerci fortunati.
Alle 15 – dopo due ore e 69 chilometri percorsi – ci sono circa 35 gradi, aggravati dall’umidità del fiume Sangro situato nelle vicinanze di Castel del Giudice, nel tratto dove il Molise scavalla l’Abruzzo, tra la provincia dell’Aquila e quella di Isernia.
Arriviamo in un paese deserto e aspettiamo l’arrivo di Carmine. Passano dieci minuti e sbuca alle nostre spalle. Ha in mano un secchio vuoto ed è vestito con abiti da lavoro, gli pendono al collo i suoi occhiali sorretti da una catenina, e una coppola per proteggersi dal sole.
È vestito da agricoltore, ha sposato completamente la resistenza di quei luoghi. I veri eroi, infatti, hanno volti comuni, si mescolano tra la gente e perseguono in silenzio il loro obiettivo.
Dopo essere apparso al grande pubblico, poiché Carmine Mosesso è intervenuto in diverse trasmissioni televisive nazionali come Linea Verde o l’Arca di Noè, prosegue il suo lavoro. Appena giunge, percepiamo tutta la sua energia. Parla, ascolta e dopo qualche pausa esprime il suo pensiero in maniera puntuale. È convinto che in fondo l’uomo si salverà. Sentirlo da lui che lavora e vive la terra ogni giorno, ci dà una grossa speranza, la stessa che ritroviamo nelle poesie della sua raccolta La Terza Geografia edita da Neo Edizioni. È lì che si ritrova la sua umanità marginale, fatta di piccoli borghi, la sua natura di montagna con i fiori, gli animali e il territorio.
Rintracciamo ragionamenti sullo Stato italiano e le sue contraddizioni, sul mondo attuale e su quello che accade intorno. I suoi componimenti segnano una pausa dal lavoro: spesso vengono trascritti su un foglio di carta, mentre le sue capre sono al pascolo lungo le Mainarde. La sua poetica è attenta a poche cose semplici, ma essenziali per la vita dell’uomo.
Mosesso non è solo un autore, è in primis un agronomo, laureato all’università del Molise. Mescola sapientemente botanica, biologia, chimica, alle letture dei più grandi maestri del Novecento. Incarna l’intellettuale contadino professato da Gramsci, che ritroviamo anche nell’opera di Francesco Jovine con Luca Marano.
Laddove mancano i fondi degli enti statali, Carmine Valentino Mosesso realizza idee che proseguono nel tempo. Per questo sta nascendo il Mulino delle Comunità dell’Appennino, che sulla scorta del modello cilentano svilupperà qualcosa di unico nel suo genere. A Castel del Giudice è nata la Biblioteca del Grano con l’obiettivo di raccogliere numerose varietà di grano, di studiare i miscugli tra le varie specie e capire meglio quelle più adattabili al territorio e al cambiamento climatico. La vera green economy si attua in quella porzione di terra, riportando l’odierno sistema globalizzato in una dimensione più sostenibile. Se da un lato la globalizzazione ha facilitato l’arrivo di inquinamento e di virus, dall’altro ha portato la conoscenza. Tutti scoprono novità, adattandole nel proprio territorio. Nasce così la collaborazione tra lo Sprar (progetto che prevede l’accoglienza di quattro famiglie di migranti) e la comunità di Castel del Giudice.
La riscoperta dei paesi montani colpiti dallo spopolamento parte da qui. L’abbandono del superfluo in vista di un bene superiore e longevo, qualcosa da tramandare ai figli, come risultato della conservazione.
Carmine ci dà degli input, sta a noi riceverli e realizzare una nuova comunità.
Ci congediamo dopo aver sorseggiato un’ottima birra artigianale. Noi riprendiamo il Ford Transit e risaliamo l’Appennino, stavolta abbandoniamo la fresca carovillense per una strada moderna, ma ugualmente inesplorata. Torniamo a casa soddisfatti di aver conosciuto un mondo nuovo. Diverso ma possibile.
Daniele Altina

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