Accurata e approfondita l’ispezione cadaverica che il dottor Massimiliano Guerriero, incaricato dalla Procura di Isernia, ha terminato nel tardo pomeriggio di mercoledì nell’obitorio del Veneziale.
Il corpo martoriato della povera Elia Caroccia, precipitata da un sentiero per 80 metri tra rocce appuntite e vegetazione, è stato attentamente e scrupolosamente analizzato anche attraverso numerose radiografie che ne hanno evidenziato le fratture, le lesioni. E poi gli esami tossicologici. Un caso, quella della 32enne di Nocera Inferiore deceduta domenica pomeriggio a Roccamandolfi dopo quel tragico volo, che il procuratore Carlo Fucci sta seguendo in prima persona perché, come sempre, sia fatta piena chiarezza sulle cause del decesso e non ci siano ombre sulla dinamica.
Fonti accreditate riferiscono che potrebbe essere stato un violento trauma cranico, conseguente ovviamente alla caduta, la causa del decesso. Elia è stata ritrovata dopo ore di lavoro dagli uomini del Soccorso alpino che hanno faticato non poco ad individuare il luogo dove il corpo, ormai senza vita, era finito dopo quel tragico volo.
Non sarà necessaria l’autopsia, che in prima battuta era stata una ipotesi non accantonata. E così mercoledì la salma di Elia è stata riconsegnata ai familiari perché le sia dato l’ultimo saluto nella città dove viveva e da dove, domenica, era partita alla volta del Molise per una gita senza ritorno. Tanta la voglia di attraversare il ponte tibetano, di immergersi in quella natura selvaggia e incontaminata, di trascorrere una giornata assieme al compagno e agli amici tra svago e spensieratezza.
La Procura della Repubblica di Isernia ha aperto un fascicolo d’indagine per omicidio colposo, al momento a carico di ignoti. Ed ha disposto immediatamente il sequestro dell’area sulla quale insiste il sentiero, di proprietà del Comune di Roccamandolfi.
«Abbiamo accertato – spiega il procuratore Fucci – che in prossimità del ponte tibetano è collocato un cartello che indica il sentiero in questione (quello che hanno percorso Elia e i suoi amici, ndr) come sentiero per esperti. Ho ritenuto necessario delegare al gruppo del Soccorso alpino della Guardia di Finanza di Roccaraso una verifica tecnica delle condizioni di sicurezza esistenti e/o necessarie per la percorrenza del sentiero per una completa ricostruzione della dinamica dell’evento. Per questo – specifica ancora – ho disposto nei giorni scorsi il sequestro dell’area interessata, eseguito dai carabinieri della Stazione di Cantalupo e notificato al Comune di Roccamandolfi, ente proprietario dell’area».
Sequestro che si è reso necessario per consentire agli investigatori di esperire tutti gli accertamenti disposti dalla Procura ovviamente ma anche e soprattutto, come rimarca lo stesso procuratore Fucci, per inibire «la percorrenza del sentiero in condizioni che allo stato non è dato sapere con certezza se siano quelle sufficienti ai fini della sua “sicura” percorribilità».
Le attività di indagine sono state delegate ai carabinieri di Cantalupo e, come rileva lo stesso procuratore che ha inteso chiarire i fatti relativi alle indagini in corso, si stanno sviluppando principalmente attraverso l’escussione di persone informate sui fatti, i rilievi video e fotografici del luogo dell’incidente. Il telefonino in uso alla giovane Elia Caroccia è stato sequestrato e i militari si occuperanno anche della verifica della tipologia di abbigliamento dell’escursionista al momento dell’incidente.
Il procuratore ripercorre anche le fasi immediatamente successive all’incidente, accaduto domenica scorsa intorno alle 13.30: la comitiva di cui faceva parte Elia ha appena attraversato il ponte tibetano, l’attrazione turistica della zona, e si è incamminata lungo un sentiero classificato, mediante l’apposizione di un cartello, come ‘per esperti’. Quando è scattato l’allarme, subito dopo la caduta nella scarpata della sfortunata 32enne, si sono immediatamente attivati tutti i soccorsi e i mezzi necessari per recuperarla, «innanzitutto con la speranza di trovarla ancora in vita – spiega il procuratore Fucci – e a tal fine autorizzai immediatamente, su richiesta dei Carabinieri, l’intervento del soccorso con elicottero. Purtroppo le caratteristiche dell’area, impervia e con fitta vegetazione, hanno impedito l’intervento dell’eliambulanza giunta da Pescara. Di conseguenza, il personale del Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico del Molise ha dovuto effettuare il recupero calandosi per circa 80 metri nel dirupo. Questa operazione è durata circa sei ore con la constatazione sul posto del decesso della giovane escursionista. Di conseguenza ho disposto che la salma fosse trasportata presso l’ospedale Veneziale di Isernia dove si sono svolte le operazioni tecniche relative all’ispezione cadaverica che avevo disposto dopo aver iscritto la notizia di reato, a carico di ignoti, di omicidio colposo. Non si è ravvisata, da parte del consulente tecnico nominato da questo Ufficio, la necessità dell’autopsia per verificare le cause del decesso».

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