Piove sul bagnato all’Atm: l’azienda avrebbe sanzionato l’autista con l’ombrello, la cui foto è diventata virale dopo la legittima denuncia pubblica di una pendolare che, però, nella sua segnalazione aveva anche puntato il dito contro le condizioni non propriamente igieniche del mezzo pubblico che prende ogni giorno.
Quello stesso che il conducente ha inteso condurre fino a fine corsa, evitando ritardi e problemi ai suoi utenti, nonostante ci piovesse dentro. L’autista è oggetto di richiamo disciplinare perché «utilizzando il proprio ombrello ha inteso ripararsi dall’acqua piovana mentre guidava, non avvertendo la centrale operativa dell’azienda stessa e ostacolando di fatto la tempestiva sostituzione del mezzo in questione». Che poi quel mezzo sia sporco e i sedili leopardati a causa di macchie che appaiono ataviche, non importa. «Tutta questa faccenda – spiegano le segreterie regionali di Filt Cgil, Fit Cisl, Uil Trasporti e Ugl Autoferro – dimostra, nel caso ce ne fosse ancora bisogno, l’inadeguatezza e la tracotanza di una azienda che, in barba ad ogni tentativo di miglioramento di un importante e strategico servizio pubblico, non tiene né ai propri utenti e ancor meno ai propri dipendenti. I dipendenti dell’azienda Atm – continuano Rolandi, Vitagliano, Mastropaolo e Libertone – utilizzano l’ombrello anche quando debbono fare il pieno ai mezzi nel piazzale aziendale sprovvisto di qualsivoglia copertura. E poi, i sedili lerci e bagnati fotografati dalla signora, che non smetteremo mai di ringraziare per avere segnalato con innegabile efficacia una questione che noi denunciamo da anni, la vetustà di mezzi che compriamo a prezzi di realizzo da regioni più evolute della nostra, le bizzarre dichiarazioni del titolare dell’azienda che ammette candidamente che ‘non salirebbe mai su un suo autobus perché mancano le condizioni minime di sicurezza’. Ebbene questi sono tutti fatti che la centrale operativa aziendale conosce perfettamente. Nessun attore, dalle Istituzioni pubbliche alle Prefetture, può dire di non sapere quanto sia anacronistica la gestione del Tpl nel Molise». L’occasione, per i sindacati di categoria, è troppo ghiotta per non ribadire con forza quelle che vengono definite «le cattive abitudini» delle aziende di settore: il mancato ricorso alla vendita telematica di biglietti e abbonamenti, che eviterebbe come è evidente di mettere a rischio contagio dipendenti e utenti; la mancata affissione delle certificazioni degli interventi di sanificazione di ogni mezzo; la carente distribuzione dei dispositivi di sicurezza ai lavoratori; la mancata formazione sulle novità sopraggiunte nei documenti di valutazione del rischio di ogni azienda; la mancanza del distanziamento a bordo con le continue lamentele degli operai molisani che quotidianamente si recano nella zona industriale di Atessa.
«Fatti conclamati – incalzano i segretari regionali delle organizzazioni sindacali di settore -; essere arrivati agli onori della cronaca nazionale per argomenti del genere ci aiuta a proseguire sulla strada intrapresa, perché siamo nel giusto! Ecco perché rinnoviamo il nostro ringraziamento alla viaggiatrice che ha denunciato e diamo la nostra totale solidarietà ad un autista che, con senso del dovere e tra mille difficoltà, ha portato al lavoro i suoi sventurati compagni di avventura. C’è bisogno di un salto di qualità che ci avvicini al resto d’Italia. Forse manca, da parte dell’ente affidatario, il coraggio che ha avuto la signora: a nostro parere ci sono tutti, ma proprio tutti, i presupposti per invitare questa azienda a cambiar settore».

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