Un muro umano, a difesa dell’azienda e del proprio posto di lavoro. Perché se si stacca il gas, non si va avanti. Si chiude. E così ieri si sono materializzate, in un colpo solo, tutte le paure, le difficoltà, le tensioni, la crisi economica si è fatta concreta, quanto sia devastante combattere contro il caro energia è stato chiarissimo.
La bolletta recapitata alla CalcIsernia Spa per il mese di ottobre ammonta a 500mila euro, una cifra spropositata. L’azienda è abituata a pagare costi importanti, ovviamente a fronte di consumi rilevanti per la tipologia di attività che svolge. Ad agosto 2019, ad esempio, comunque l’importo era di 80mila euro mensili. Non bruscolini. Oggi diventa impossibile riuscire a fronteggiare costi così imponenti.
Ieri mattina, i lavoratori impiegati nel sito produttivo hanno letteralmente fatto da scudo per evitare che venisse staccato il gas. I tecnici dell’azienda fornitrice ci avevano già provato l’11 novembre scorso quando la ditta aveva tentato di bloccare la fornitura incontrando, anche allora, le resistenze degli operai. Ieri mattina il secondo tentativo, anche questo andato a vuoto: i cancelli sono stati letteralmente presidiati dai dipendenti che hanno fatto da muro al vano contatore, impedendo nuovamente il distacco della fornitura.
L’azienda, con le quattro società che gravitano sul sito produttivo, è ovviamente energivora e quindi abituata a fatture importanti da fronteggiare, come ha sempre fatto. Ma come si fa a non avere un mancamento davanti ad una bolletta da 500mila euro che attiene un mese di fornitura?
Un costo insostenibile anche per una multinazionale. E così il gesto disperato dei dipendenti -100 le maestranze dirette e almeno il doppio se si considera l’indotto – per il momento, ha impedito la chiusura del gas consentendo alle aziende del gruppo di continuare a produrre. Ma per quanto tempo ancora riuscirà l’eroismo a salvare posti di lavoro? Quanto tempo servirà perché la disperazione diventi tensione sociale?
Perché chiudere la fornitura del gas significa chiudere l’azienda. Significa restare disoccupati, non avere più certezze né per sé stessi né per i propri cari. Significa perdere tutto.
L’aumento esponenziale dei costi per l’energia sta mettendo in ginocchio migliaia di imprese. Le bollette sono decuplicate e, in alcuni casi, hanno costretto gli imprenditori ad una scelta drammatica: pagare gli stipendi agli operai oppure onorare i costi gravosi dell’energia per continuare a produrre.
Paolo Vacca, l’amministratore delegato della CalcIsernia Spa, non nasconde lo sconforto.
«Ci troviamo ad affrontare problematiche enormi come l’aumento dei costi energetici, le bollette stratosferiche e cerchiamo di gestire la situazione nelle difficoltà, sperando di uscirne al più presto. Il momento è particolarmente grave, non siamo gli unici ad affrontarlo. Lo stanno attraversando aziende italiane ed europee con grandi consumi. Ci ritroviamo con bollette dagli importi stratosferici pur avendoli ridotti per quanto possibile. L’impennata di costi nel periodo estivo e in particolare ad agosto è stata pesantissima ma il nostro obiettivo principale è tutelare i posti di lavoro, assicurando continuità nella produzione».
Ma fino a quando si potrà andare avanti, in queste condizioni?
ppm

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