Due medici in servizio, nel reparto dove normalmente si registrano gli accessi maggiori visto che è letteralmente ‘la porta’ di qualsiasi ospedale. Tutto normale, visto che i turni prevedono la presenza contemporanea di due professionisti. Del resto, i medici in servizio al Pronto soccorso del Veneziale sono quattro (in luogo degli 11 del 2016) quindi è difficile provare a fare altri conti.
È sabato mattina, la situazione esplode perché, ad avvio turno, uno dei medici del Pronto soccorso – per problemi familiari e assolutamente non prevedibili – che avrebbe dovuto prendere servizio non si sarebbe presentato al lavoro. Prontamente sostituito, però, dal dottor Caranci che, a settant’anni suonati (li compirà fra poco) è ancora in corsia e ci resterà fino a fine dicembre, così come stabilito da una determinazione del direttore generale dell’Asrem riportata su questa pagina qualche settimana fa.
Ma la situazione è ormai esplosiva: basta poco per accendere la miccia, complici le difficoltà quotidiane che vivono i medici e che sembra siano state segnalate più volte alla direzione generale dell’azienda sanitaria regionale. Senza, sembra di capire, alcun cenno di riscontro.
E così dal Pronto soccorso sarebbe partita la telefonata al Nas così da verificare, nell’immediatezza, le condizioni di lavoro in quel determinato frangente: numerosi pazienti in attesa, due in codice rosso quindi da trattare con urgenza e due medici in servizio, di cui uno, ‘prelevato’ da altro reparto, che con tanta generosità, a 70 anni, non si è tirato indietro di fronte alla difficoltà.
Fonti bene informate confermano che la situazione sia davvero di quelle da trattare con la massima attenzione: i medici in servizio sono stanchi, non hanno alcuna prospettiva di carriera, non possono fare qualche giorno di ferie in santa pace né sono in grado di organizzare la partecipazione ad un convegno oppure ad un corso di aggiornamento.
Letteralmente immersi in una situazione che non sembra contempli una via di uscita, che è affollata solo dei numerosi, e tutti noti, problemi che vive il Veneziale. Professionisti che hanno la consapevolezza – legata a fatti incontrovertibili – che nessuno sembra sia in grado di risolvere la gravissima carenza di personale che ormai ha letteralmente sfibrato chi resiste e fa i conti con le emergenze nelle emergenze.
E poi c’è la stanchezza fisica, che coinvolgerebbe anche le professionalità che vengono utilizzate per le prestazioni aggiuntive (remunerate assai bene). Veri e propri straordinari, che possono essere espletati di giorno e di notte (oltre il proprio turno) ma che di fatto rendono molto più lunghe le giornate lavorative con tutto quello che ne consegue. Compresi i rischi per l’utenza.
Negli ultimi tempi, le prestazioni aggiuntive erogate al Veneziale hanno quasi sempre raggiunto mensilmente il costo non irrisorio di 100mila euro. Un dato che evidenzia il massiccio ricorso agli straordinari per consentire ai reparti di funzionare, di erogare prestazioni, di non interrompere il servizio. Un dato che ‘racconta’ la carenza di personale medico.
Trovare qualche migliaio di euro in più in busta paga fa comodo a tutti, ovviamente, ma quando poi questo surplus di ore lavorate si abbatte sulla corretta gestione del reparto, sulla presa in carico dei pazienti, quando rischia di creare problemi a chi chiede cure, a chi si affida ai medici in servizio, allora toccherebbe fermarsi e riconsiderare la questione. Procedure corrette, legali, autorizzate ma fino a quando si potrà far funzionare un ospedale mantenendolo sugli straordinari?
Fino a quando la situazione, sotto il profilo fisico e psicologico, non esploderà. Come sembra stia per accadere e come è stato già segnalato alla direzione generale dell’Asrem.
In corsia sembra ormai dilagante quella che è ormai nota come la sindrome da burn-out, la risposta individuale ad una situazione professionale che viene vissuta come logorante dal punto di vista psicofisico al punto da ‘non farcela più’.
Il contesto nel quale i sanitari operano non è dei più semplici: la carenza di personale, alla quale non si riesce a porre rimedio, non si risolve e le ultime notizie in tal senso non sono confortanti. L’ennesimo concorso, destinato all’assunzione a tempo indeterminato di 25 medici di Medicina e Chirurgia d’accettazione e urgenza, è andato deserto. Nessun candidato ammesso si è presentato alle prove del concorso, erano in sei (sui 25 posti messi a bando).
Chissà, forse qualche camice bianco sarebbe stato assegnato al Veneziale, avrebbe parzialmente risolto l’enorme vuoto di organico che ieri ha fatto segnare un’altra giornata decisamente no. In attesa dell’adunanza pubblica che si terrà martedì in Consiglio comunale, convocata dal sindaco Castrataro a fronte delle ultime notizie che arrivano dal Veneziale, domani 17 davanti all’ospedale si terrà una manifestazione a sostegno del dottor Vigliardi che sarebbe in procinto di essere sostituito in forza del protocollo siglato con l’Università.

ppm

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