Le deputate pentastellate Rosa Alba Testamento e Stefania Ascari si dichiarano soddisfatte per la conferma della condanna di Don Marino da parte della Cassazione. Sulle indagini eseguite a Larino indirizzata interrogazione a Bonafede. «Manifestiamo approvazione per la notizia della conferma da parte della Corte di Cassazione della condanna in appello a 4 anni e 10 mesi di Don Marino Genova, parroco di Portocannone, per le ripetute violenze sessuali compiute nei confronti di Giada Vitale, ancora minorenne all’epoca dei fatti. Abbiamo incontrato Giada alcuni mesi fa e la sua storia ci ha subito enormemente colpito. Le auguriamo che questa sentenza possa contribuire a restituirle un minimo di serenità e senso di giustizia dopo le terribili sofferenze di questi anni”. Lo dichiarano Rosalba Testamento, Portavoce molisana del #M5S alla Camera dei Deputati e Stefania Ascari, componente #M5S della Commissione Giustizia di Montecitorio. “La pronuncia della Cassazione – continuano le due parlamentari – chiude definitivamente uno dei due procedimenti che erano stati aperti a carico di Don Marino e cioè quello degli abusi sessuali compiuti sulla ragazza fino al compimento dei 14 anni. L’altro, quello riguardante le violenze avvenute dopo i 14 anni, è stato archiviato una prima volte dal gip della Procura della Repubblica di Larino nel 2016, in quanto i fatti non sarebbero stati contrassegnati da minaccia o persuasione e il compimento del quattordicesimo anno legittimava il consenso, e poi definitivamente nel 2019, nonostante medici e psicologi abbiano evidenziato come Giada Vitale nel suo rapporto con Don Marino si trovasse in una condizione di forte soggezione e inferiorità psichica e il consenso fosse stato costruito attraverso il «conferimento ingannevole di normalità ai comportamenti sessualizzati». Proprio in merito a questo secondo procedimento abbiamo indirizzato un’interrogazione al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede chiedendogli se intenda valutare l’esistenza dei presupposti per l’avvio di iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari coinvolti“ – concludono. Nello studio a Storie Italiane, la giovane Giada Vitale, ragazza della provincia di Campobasso che ha denunciato gli abusi in sagrestia da parte di un prete, don Marino, ha aggiornato sul responso del processo a carico del sacerdote. “Il sacerdote è stato condannato – quindi la sentenza ora è irrevocabile – a 4 anni e 10 mesi di reclusione per aver abusato di me quando avevo dai 13 ai 14 anni”, ha raccontato Giada al cospetto di Eleonora Daniele. Una sentenza a metà, come spiegato dalla ragazza che ha proseguito: “poi dai 14 anni la procura ha disposto l’archiviazione per la seconda volta”. Per questa decisione, ha spiegato, “sono contenta ma solo in parte. Trovo che io sia stata vittima di una giustizia parziale, questa sentenza mi dà la spinta per poter continuare a combattere in altre sedi”. La giovane ha poi ripercorso, non senza difficoltà, la sua vicenda personale iniziata sin dal 2008, l’anno in cui entrò a far parte del coro parrocchiale come organista. Ma non è l’unica novità delle ultime ore, Giada Vitale, come avevamo annunciato, a sentenza emessa è stata ospitata da Eleonora Daniele a Storie italiane, lunedì mattina scorsa su Rai Uno. A Storie Italiane Giada Vitale ha spiegato come è avvenuto il primo incontro con don Marino. «Sono contenta parzialmente perché non hanno preso in considerazione le violenze subite quando avevo 14 anni e fino a 17 archiviate a febbraio per la seconda volta – ha affermato Giada, che ha aggiunto – questi fatti hanno suscitato anche l’interesse nel parlamento e della sezione giustizia». «E’ ancora sacerdote non è stato ridotto allo stato laicale e ha continuato a dire messa. Il vescovo dice che con me ha vissuto una esperienza, una storia… io ho una registrazione di questo. Il sacerdote è stato condannato – quindi la sentenza ora è irrevocabile – a 4 anni e 10 mesi di reclusione per aver abusato di me quando avevo dai 13 ai 14 anni. Poi dai 14 anni la Procura ha disposto l’archiviazione per la seconda volta. Sono contenta ma solo in parte. Trovo che io sia stata vittima di una giustizia parziale, questa sentenza mi dà la spinta per poter continuare a combattere in altre sedi».

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