Nuova polemica sulla vecchia questione relativa alle problematiche legate al Cup di Larino, quella sollevata dal sindaco della città frentana, Giuseppe Puchetti, ma anche su altre questioni, vedi: ambulatorio distrettuale di fisioterapia e camera iperbarica al Vetri. Richiesta di chiarimenti nella missiva spedita ai vertici Asrem e per conoscenza al presidente della Regione Toma. «Apprendiamo che la situazione al Cup del Vietri è tornata alla normalità almeno momentaneamente. Sono valse le nostre richieste all’azienda sanitaria che ha provveduto ad inviare a Larino un’altra dipendente così da porre rimedio al fatto che due operatrici sono andate in pensione e non sono state sostituite. Certo è soltanto una situazione tampone in attesa di riassegnare a Larino l’intero personale così da non creare più situazioni di disagio nel caso in cui una o più operatrice risultasse in ferie o malattie.
Ma quella del Cup non è la sola questione che vogliamo segnalare. Continuiamo a ripetere che il Vietri è funzionante ma vogliamo denunciare che ormai da circa un anno l’Ambulatorio distrettuale di fisioterapia è chiuso. Con il pensionamento della fisioterapista, l’intero ambulatorio è stato abbandonato eppure vi sono degli spazi enormi e circa 10 box che permettevano a numerosi pazienti di poter essere trattati giornalmente. Ovviamente oggi chi ha bisogno di un trattamento fisioterapico deve rivolgersi al privato.
E vogliamo segnalare alla direzione del distretto, e per suo tramite al direttore generale dell’Asrem, che a Larino da sempre è presente una delle uniche Camere iperbariche pubbliche del centro sud Italia.
Ebbene, non è un mistero, il polmone salvavita che tante pagine di buona sanità ha fatto scrivere negli anni passati quando era collocato nel vecchio ospedale Vietri di via Marra, continuando anche se in misura ridotta il suo eccellente lavoro anche nella nuovissima struttura, rischia seriamente di chiudere.
Oggi, privato delle urgenze, nonostante i nuovi spazi, pur continuando ad erogare prestazioni di eccellenza quotidiane, è stato ridotto all’osso come personale. L’unica anestesista, la dottoressa Pina Lallo, in forza alla struttura a luglio andrà in pensione e se fino ad oggi, tutte le turnazioni erano rese possibili dall’abnegazione e dall’alto senso del dovere della stessa dottoressa e da quella del collega dell’Hospice Mariano Flocco, se non si corre per tempo ai ripari, a luglio la struttura non potrà più funzionare.
E’ inconcepibile questo modo di organizzare la sanità sul territorio. Sappiamo benissimo che stiamo vivendo la tragica esperienza della pandemia, ma assistiamo alla continua mancanza di programmazione in tema di sanità.
Qualcuno potrà obiettare che certe scelte spettavano ad altri, a noi, oggi non interessa trovare colpevoli, additare qualcuno perché non ha fatto quanto doveva, quello che oggi chiediamo sono soluzioni da prendere davvero in tempi ristretti.
Si parla tanto di medicina del territorio, ma se poi i servizi sul territorio vengono tolti per mancanza di personale, crediamo sia opportuno che qualcuno si metta la mano sulla coscienza perché non si può da una parte puntare sulla medicina territoriale e poi dall’altra uccidere un territorio privandolo dei servizi esistenti, ma non da uno o due anni, ma da decenni».

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