Non soltanto il movimentismo civico è preoccupato dalla proposta di insediamento dell’Eolico Offshore Molise al largo della costa adriatica della nostra regione. Preoccupazione è stata espressa anche dal mondo ittico, che vedrebbe sicuramente condizionato il tratto di mare dove i pescherecci praticano lo sforzo di pesca, tanto che c’è chi si attende una netta presa di posizione delle realtà locali, per evitare un’approvazione a scatola chiusa. Da studiare, infatti, quelle che sarebbero le conseguenze a un simile impianto, al momento ancora non esistente al mondo nelle dimensioni prospettate. Una delle perplessità agitate è cosa accadrebbe anche in relazione alle norme stringenti che l’Unione europea impone nel Mediterraneo. Si porrebbe anche una questione relativa alla sicurezza degli equipaggi. Le riserve sull’ipotizzato tratto di Adriatico interdetto ad altre attività non sarebbero al momento superate da una soluzione alternativa. Ma qualunque saranno le restrizioni, comporterebbero diminuzione del tempo di pesca, a causa di spostamenti in mare più ampi e il corrispettivo costo del gasolio. Per non parlare del rischio di vedere la fine delle cosiddette vongolare. Nella relazione progettuale depositata alla Capitaneria di Porto dalla società proponente, la Maverick srl, viene trattata la pesca in un breve paragrafo, che fa riferimento al progetto Powewred Ipa, riguardanti l’acquacultura e lo sforzo di pesca nel mare Adriatico. Osservandole si evince che le aree di progetto non si sovrappongono alle aree vocate ad acquacultura; l’attività di pesca, pur presente, appare praticata a bassa intensità e pertanto si ritiene che il tratto di mare scelto non è tra quelli più vocati all’attività di pesca. Inoltre dall’esame dell’area vasta interessata dal progetto non si evidenzia nelle vicinanze la presenza di aree sottoposte al divieto di pesca (Fisheries Restricted Areas–FRAs). Relazione, che mette in rilievo anche l’impatto occupazionale complessivo dell’insediamento. Negli atti ufficiali di questo progetto, dal punto di vista occupazionale la realizzazione dei nuovi impianti da fonte rinnovabile permette un incremento di unità lavorative dovuto all’occupazione diretta in fase di realizzazione degli impianti e indotta per l’esercizio e la manutenzione, sia per le parti meccaniche che aerodinamiche, si prevede pertanto un forte innalzamento delle capacità professionali del personale impiegato nel settore. «Possiamo affermare che l’energia eolica realizza, inoltre, impatti socio-economici rilevanti, i quali si distinguono in diretti, indiretti ed indotti – precisa la Maverick srl – quelli “diretti” si riferiscono al personale impegnato nelle fasi su menzionate sia per la produzione delle macchine e dei componenti, sia presso l’impianto (costruzione, funzionamento e manutenzione, dismissione) o presso la società proprietaria dell’impianto. Ulteriore occupazione è denominata “indiretta”, poiché tiene conto, ad esempio, dell’occupazione generata nei processi di produzione dei materiali utilizzati per la costruzione dei componenti. Per ciascun componente del sistema finale esistono, infatti, varie catene di processi di produzione intermedi che determinano occupazione a vari livelli. Per occupazione indiretta s’intende il personale utilizzato per produrre l’acciaio usato per costruire l’aerogeneratore. La terza categoria di benefici è denominata occupazione “indotta”. Tali occupati si creano in settori in cui avviene una crescita del volume d’affari (e di redditività) a causa del maggior reddito disponibile nella zona interessata dall’impianto. Tale reddito deriva dai salari percepiti dagli occupati nell’iniziativa e dal reddito scaturente dalle royalties delle misure compensative verso l’amministrazione locale, che non dovrà prevedere più fondi per fare degli investimenti ambientali anche in termini di riduzione della tassazione. In fase di realizzazione dell’impianto per un periodo di 36 mesi, sarà necessaria la collaborazione delle imprese locali, con un interessante ritorno occupazionale. Inoltre, per la successiva fase di esercizio del parco eolico, si prevede di istruire ed utilizzare personale ed aziende del posto la manutenzione dell’impianto elettrico. Basandosi sugli studi prodotti dal GSE nella pubblicazione del 11-07-2016 è possibile ipotizzare, per l’impianto in progetto, le seguenti ricadute occupazioni temporanee e permanenti suddivise per categorie di dirette, indirette e indotte: L’impianto eolico offshore Molise, oltre a contribuire per il raggiungimento degli obiettivi di legge posti dal DM 15 marzo 2012 e dal nuovo Piano Regionale Energetico, produce benefici diretti sul territorio quantificabili in almeno 3,2 milioni di euro e la ricaduta occupazionale generale i 644 lavoratori nella fase di investimento e 344 lavoratori nella fase di esercizio e manutenzione. In particolare, in considerazione anche della gestione dell’impianto di produzione e vendita del vettore idrogeno verde ricavato dalla produzione eolica offshore, si prevede in fase di esercizio la seguente occupazione composta da una struttura occupazionale di circa 40 addetti provenienti dai comuni delle zone limitrofe all’impianto: 1 capo impianto; 1 responsabile sicurezza; 1 responsabile comunicazione; 5 persone a turno (un capo turno e due coppie di operatori) x 5 turni = 25 persone; 2 team di manutenzione di tre persone l’uno e 6 persone tra amministrazione, gestione, segreteria e altri servizi».

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