La battaglia politica, sociale e amministrativa sul Punto nascita di Termoli diventerà un caso giurisprudenziale. Lo si è evinto ieri pomeriggio, nella sala consiliare del comune adriatico, dove è andata in scena la conferenza stampa postuma rispetto alla terza pronuncia di fila favorevole a chi si è speso per difendere il reparto e impedirne la chiusura: comitato Voglio nascere a Termoli, mamme, amministratori locali e sindaci, e avvocati.
La decisione del Consiglio di Stato di respingere l’appello di commissari, Asrem e Ministeri è stata definita una autentica randellata da uno dei legali chiamati dal primo cittadino di Termoli a esporre le tesi giuridiche su cui si sono fondate le tre vittorie in sede giudiziaria.
Parole forti, quelle di Enzo Iacovino, che assieme a Vincenzo Fiorini, Silvio Di Lalla e Massimo Romano ha perorato una causa di cui all’inizio null’appunto erano convinti.
Fino al caso di Termoli, né i vari Tar che si erano espressi, tanto meno Palazzo Spada, avevano mai accolto un ricorso contro un provvedimento di chiusura di un Punto nascita con parti al di sotto delle 500 unità annue, limite in deroga già imposto dal decreto Balduzzi.
Oltre ai 3 legali originari, c’era anche Laura Venittelli, che ha patrocinato il ricorso ad adiuvandum di altre 13 mamme e c’erano loro, 3 quarti dei moschettieri, Giuseppe Pranzitelli, Debora Staniscia e Cinzia Ferrante (impegnata fuori regione Alessandra Di Pasquale). Numerosi anche i sindaci presenti in sala consiliare, Giuseppe Caporicci, Costanzo Della Porta, Roberto Di Pardo, Mario Bellotti, Giorgio Manes, l’intera giunta di Palata col sindaco Maria Di Lena, Piero Donato Silvestri, una delegazione di Fratelli d’Italia e si è aggiunto il presidente del Consiglio comunale Michele Marone.
Francesco Roberti ha esordito riannodando le fila di una storia che in poche settimane ha dato scacco al sistema della sanità commissariata, ma ha bacchettato sui concorsi e sul giocare a nascondino rispetto alla nuova bozza del piano operativo sanitario triennale.
Per Iacovino, che ha rincarato la dose in modo colorito, il commissario va commissariato e rispedito al mittente, mentre la politica dovrebbe tornare a fare e meglio il proprio lavoro, non disdegnando stoccate anche a chi ha preferito convenzioni coi private e cita l’esempio di un Vietri enorme e vuoto.
Massimo Romano ha evidenziato l’importanza della svolta giurisprudenziale, mentre la Venittelli ha sfruttato l’occasione per mandare un altro chiaro messaggio a Toma, intervenuto sempre e solo “dopo lo sparo”, come si dice in gergo termolese, appartenenza che è stata la base della sua battaglia pro Punto nascita.
Ultimo a intervenire è stato Giuseppe Pranzitelli, che ha anticipato le linee guida di un progetto mirato a potenziare, ammodernare a rendere più attrattivo il Punto nascita medesimo, a cominciare dal trasferimento del blocco parto in reparto.
Ma la vera sfida sarà quella del piano sanitario, ben prima dell’udienza di merito al Tar Molise dell’8 aprile prossimo.
E’ emersa l’importanza di reattività del territorio, tanto che Iacovino ha definito il supporto esterno come una tifoseria da centomila persone e non ha nemmeno mancato di dare una stoccata alla responsabilità diretta dei medici, anche dei primari facente funzione.

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