Rompe il silenzio, seppur indirettamente, la figura chiave di tutti la vicenda che ruota attorno alla tragica fine di Victorine Bucci. Parliamo di Maurizio, il compagno della donna 42enne, morta in circostanze tutte da chiarire, nella Fiat Panda rossa ripescata solo mercoledì scorso sul molo Sud del porto di Termoli. Parole pronunciate in un incontro a telecamere spente con l’inviata de “La Vita in Diretta”, Lucilla Masucci, che per la seconda settimana nelle ultime 3, si è spesa per cercare di raccontare agli italiani cosa sia accaduto tra la notte del 18 dicembre e il 20 gennaio scorso, quanto la citycar venne individuata dai sub dei Carabinieri di Pescara. Insomma, attenzione ancora alta per il caso di Vicky Bucci, ieri pomeriggio. Rimane sempre un interrogativo: come ha fatto la macchina a finire in quel tratto di mare? La giornalista di origini partenopee ha parlato a lungo con il compagno di Victorine Bucci, l’unico che l’ha vista viva per l’ultima volta e a Lucilla Masucci ha detto: «Non sono un assassino, ma la responsabilità della morte è mia, non ho saputo gestire la situazione, quella sera era alterata, non ho saputo controllarla, mi sento responsabile della morte della donna che amo. Io non potrei averla mai potuta uccidere. Mi vergogno anche se qualche volta quando litigavamo siamo arrivati alla mani.
Solo io posso sapere cosa è scaturito nella sua mente: si è suicidata perché era l’unico modo per tenermi legato a lei». Le ipotesi rimangono ancora tutte aperte: suicidio oppure omicidio e in quel caso chi l’ha condotta in quel posto? Nel servizio viene sottolineato che il telaio dell’auto era intatto, così come la coppa dell’olio; solo la parte frontale è distrutta, ma sugli scogli non sono stati trovati i pezzi della Panda.
Emerge un nuovo elemento: l’auto è stata rinvenuta con la terza marcia inserita, questo fa pensare che la macchina camminava a velocità sostenuta. Le telecamere inquadrano gli scogli del molo, prima di raggiungere il mare ce ne sono altri, questo fa pensare che solo con l’aiuto di una rampa fosse possibile alzare l’auto per farla scivolare: sugli scogli le telecamere inquadrano delle assi di legno che non erano presenti nei giorni precedenti. In studio assieme ad Alberto Matano presente la criminologa Roberta Bruzzone, che avanza un’ipotesi suicidaria: in quel posto diventa complesso superare gli ostacoli senza lesionare la parte superiore dell’auto. «Quello che lascia perplessi che nei giorni delle ricerche, quella zona è stata scandagliata e l’auto non c’era e in un porto le correnti non sono così forti da trasportare un’auto», continua la Bruzzone. Sarà solo il medico legale a determinare se Victorine è morta per annegamento o no. L’incarico dell’autopsia sarà affidato al professore Introna martedì prossimo, 28 gennaio, dunque l’esame autoptico potrebbe anche essere eseguito mercoledì o giovedì.

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