Egregio direttore, indirizzo a lei e ai suoi lettori poche righe per esprimere tutto il mio sconcerto per quanto sta avvenendo in questi ultimi giorni nella nostra regione sul piano sanitario.
Me lo lasci dire senza peli sulla lingua: siamo andati ben oltre il ridicolo, ben oltre la decenza e molto al di là della soglia di pericolosità oltre la quale è consentito far scattare meccanismi di interdizione. Sembra di assistere ad una commedia dell’assurdo. E a ben vedere ci sarebbe da ridere se invece la situazione non fosse drammaticamente seria nella sua tragicità.
In un territorio che ancora fa fatica a riprendersi dalla disastrosa gestione del Covid, dove l’economia stenta, la disoccupazione è a livelli insostenibili, gli ospedali pubblici sono senza medici e lo spopolamento è fuori controllo, la Regione pensa bene di far chiudere anche le nostre due uniche eccellenze sanitarie, ovvero Neuromed e Gemelli Molise. Perché di questo stiamo parlando: chiedere, come ha fatto il presidente-commissario Toma, la sospensione delle attività sanitarie in atto, di quelle programmate e addirittura la dimissione dei pazienti compresa l’interruzione di ogni attività di assistenza significa nient’altro che voler far chiudere i due ospedali. È questa la realtà dei fatti. Pazzesca, grottesca, suicida quanto si vuole, ma è questa.
Si sta quindi decidendo di mettere a rischio l’esistenza stessa di due grandi eccellenze sanitarie della nostra regione, invidiate e ammirate a livello nazionale e internazionale, del loro indotto economico – che rappresenta una fetta importantissima dell’economia dei nostri territori –; di danneggiare le attività di ricerca scientifica di medici e ricercatori; di annullare il reddito di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie e, cosa ben più grave, di attentare alla salute dei malati che in queste strutture hanno ricevuto, stanno ricevendo e riceveranno le cure adeguate. Il tutto nel silenzio e, anzi, con la compiacenza di chi al sacrosanto diritto alla salute preferisce pavoneggiarsi sulle poltrone istituzionali della giunta regionale. Una vergogna senza eguali. E per cortesia: che almeno abbiano la decenza di dire la verità e di non nascondere le loro sciagurate decisioni dietro il parafulmine dei «tagli voluti da Roma» o dei «contratti non firmati».
La verità è una, la conoscono anche i sassi ma nessuno ha il coraggio di dirla: qua si sta facendo politica sulla salute dei cittadini. Si sta usando questo tipo di decisioni scellerate per meri scopi elettorali e, come è noto a tutti, per danneggiare qualcuno in particolare. Questo è.
E questo, caro direttore, è un aspetto su cui non si può tacere, perché farlo significherebbe mettere la testa sotto la sabbia e soprattutto avallare un vero e proprio scempio politico, economico e sanitario, da macelleria sociale.
Sono schifato e indignato, lo affermo senza giri di parole. E lo affermo non perché sono un ex amministratore pubblico, non perché sono un imprenditore e nemmeno perché vivo la realtà di questo territorio.
Sono indignato come marito e padre di famiglia. Come semplice cittadino molisano. Anzi, come italiano e basta. Perché non si può essere cinici e ceci al punto tale da voler distruggere quanto di buono è presente in questa regione.
La politica è una cosa seria, la salute lo è ancora di più.
Aveva ragione il grande Sciascia: nella vita esistono gli uomini, i mezzi uomini e i quaquaraquà. E noi avremmo bisogno di meno quaquaraquà e di più uomini.
Massimiliano Di Vito
ex assessore
Comune di Venafro

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