Claudio, il bimbo di 11 anni di Venafro colpito il 5 agosto scorso da arresto cardiaco, ha lasciato la Terapia intensiva dell’ospedale Santobono di Napoli.
Dopo più di un mese trascorso a lottare tra la vita e la morte, superati diversi interventi, lunedì è stato trasferito nel reparto di sub intensiva della struttura pediatrica partenopea, dove ha iniziato un percorso di riabilitazione neurologica, che sarà lungo e probabilmente lo terrà ancora per un po’ lontano dal Molise.
Claudio, rispetto a quella tragica mattina, sta meglio. I medici sono fiduciosi ma sulle sue condizioni non si sbilanciano e non lo faranno fin quando non ci saranno i presupposti per lasciare il Dipartimento di emergenza. Va meglio, va molto meglio. Ma la strada da percorrere è ancora lunga.
Il cuore del bimbo quel maledetto 5 agosto si è fermato ed è ripartito grazie alla mamma, che è stata volontaria del 118, e ha praticato il massaggio cardiaco fin quando non è stato preso in carico dai sanitari che lo hanno trasportato al Veneziale di Isernia. Qui l’equipe della dottoressa Paola Iuorio, responsabile della Rianimazione, lo ha stabilizzato e fatto trasferire d’urgenza a Napoli con un’ambulanza scortata dalla Polizia.
Una corsa contro il tempo che ha consentito a Claudio di riappropriarsi della vita. Una corsa contro il tempo che ha tenuto con il fiato sospeso non solo Venafro e il Molise.
Claudio non soffriva di patologie pregresse. Mai aveva manifestato sintomi che potevano indurre ad immaginare un evento così improvviso e drammatico.
Gli approfonditi esami a cui è stato sottoposto in questo primo mese di degenza confermano che si è trattato di una sindrome imprevedibile e di cui si sarebbe potuto avere traccia – forse – solo in seguito a particolari esami genetici a cui nessuno si sottopone se non in presenza di fondati sospetti. Claudio, nella spensieratezza dei suoi 11 anni, andava in bici e giocava a basket. Fisico asciutto, bimbo tutt’altro che sedentario. Nulla poteva far presupporre una tale patologia. Non se ne sono accorti i medici che nel tempo lo hanno visitato, non se ne sono accorti gli insegnanti, non se ne sono accorti i genitori. Perché la patologia che ha colpito Claudio è subdola, non si manifesta. È la stessa che ha fatto fermare all’improvviso il cuore di Davide Astori, il capitano della Fiorentina morto a poche ore dal match con l’Udinese in un letto dell’hotel dove alloggiava con la squadra.
Il papà di Claudio e la mamma, che lo sta assistendo ininterrottamente da più di un mese (per via del Covid gli accessi alla struttura sono limitati e la presenza in ospedale h24 è consentita ad un solo genitore), avvertono l’esigenza di dire grazie. Dire grazie per l’affetto che come un’onda li ha travolti e li ha fatti sentire meno soli.
«Non ho davvero parole per ringraziare le centinaia, migliaia di persone – racconta la mamma al telefono – che anche con un semplice messaggio, un cuoricino, uno squillo, ci hanno manifestato affetto e amore. Non ce lo aspettavamo. Vivo a Venafro da quando è nato Claudio (la signora ha origini sarde, ndr), conosco tante persone. Ma non conosco tutti coloro che si sono presi cura di noi. In ospedale ho ricevuto attestati di stima e affetto che si sono tangibilmente manifestati in ogni forma. Davvero non me lo aspettavo e questa cosa mi ha profondamente commossa. Non so se mai riuscirò a ricambiare tanto affetto e tanto amore. Sono cresciuta su un’isola, circondata dal mare. Venafro non ha il mare ma ha una ricchezza più profonda e bella del mare: i venafrani. A loro dico grazie, ma grazie davvero. Senza, non so come avremmo fatto. Sarò grata a vita, ad ognuno dei “miei” amati concittadini».
Mamma e papà un grazie sentito e che arriva dal cuore lo rivolgono «al personale del Pronto soccorso, ai medici del reparto di Cardiologia e all’equipe della Terapia intensiva dell’ospedale Veneziale di Isernia. Sono stati bravissimi. Ce lo hanno ribadito anche qui al Santobono».
Claudio quella mattina, dopo le prime cure, fu trasferito a Napoli. L’ambulanza scortata dalla Polizia. «Siamo riconoscenti per quanto fatto ai signori prefetti di Isernia e Napoli e alla Polizia stradale. Non ci hanno solo accompagnato e consentito di arrivare nel minor tempo possibile. Anche nei giorni successivi hanno sempre chiesto informazioni sulle condizioni di salute del nostro bimbo. Anche questo ci ha profondamente commossi perché non era né scontato, né dovuto. Grazie, grazie, grazie».
Il resto lo hanno fatto i medici di Napoli, a partire da quelli del Pronto soccorso pediatrico, passando per la Rianimazione pediatrica e il Dipartimento di Neuroscienze e riabilitazione.
«Desideriamo ringraziare il primario della Rianimazione, la dottoressa Maria Erennia Vitullo, tutti i medici e il personale del reparto. In questo ospedale, così pieno di dolore, prestano servizio persone straordinarie, formidabili, fantastiche che operano con professionalità e scrupolosità fuori dal comune. Un particolare pensiero lo rivolgiamo al coordinatore Angela Capuano e a tutti gli infermieri: infaticabili, deliziosi, insostituibili. E, ancora, grazie al direttore generale, dottoressa Annamaria Minicucci».
Claudio da qualche ora è nel reparto di Terapia sub intensiva, «altro reparto – aggiunge le madre – eccezionale. Grazie per l’accoglienza e le cure al primario, dottor Maurizio Nespoli, e al personale tutto».
Adesso Claudio ha bisogno di riposare perché questo mese è stato duro e complicato. E ancora più faticosa e in salita sarà la strada della riabilitazione. A mamma e papà ha tuttavia espresso il desiderio di voler abbracciare forte forte i nonni, gli zii, la cuginetta Giulia, tutte le amichette e tutti gli amichetti che sono stati in pena per lui e ringraziarli uno ad uno.
Ha bisogno solo di un po’ di tempo, Claudio. Ma tornerà, certo che tornerà.
Ora mi sia consentito di svestire i panni del cronista e vestire quelli di chi ha vissuto infanzia, adolescenza e gioventù a Venafro e di ricambiare con il medesimo affetto – certo di conoscere i sentimenti di chi in quella città vive – le parole di stima e gratitudine della signora: Claudio è figlio di questa terra, Claudio è il figlio di ognuno di noi.
La redazione di Primo Piano Molise si è costantemente documentata sulle condizioni di salute di Claudio. Abbiamo seguito passo passo le evoluzioni, belle e brutte, che si sono rincorse in questo terribile mese, e abbiamo pregato per lui. Sì, abbiamo preferito pregare piuttosto che scrivere. Perché in alcuni momenti la preghiera sembrava l’unica cosa possibile. Abbiamo ascoltato e supportato, nei limiti delle nostre competenze e possibilità, la mamma che lo ha assistito notte e giorno. Abbiamo chiesto in quale maniera potevamo essere utili (consapevoli che non esistevano altre pratiche se non quella della preghiera) e una donna provata, devastata dal dolore, ma di una dignità difficile perfino da raccontare, ci ha sempre incoraggiati, anche nei momenti peggiori, come se fossimo noi quelli da consolare.
È una soddisfazione immensa, riempie il cuore di gioia, poter affermare oggi che Claudio, per quanto non sia guarito, stia meglio.
Con Claudio, anche se lui non lo sa, avevamo fatto una scommessa e puntato tutto sul suo ritorno tra noi. Avevamo visto bene, anche se, bisogna ammetterlo, abbiamo giocato e vinto facile.
Forza Claudio, ora si fa sul serio. Tu metticela tutta, Venafro e il Molise sono al tuo fianco. Non mollare cucciolo bello. Tutti ti aspettano con ansia, trepidazione e tanto amore.
Luca Colella

Un Commento

  1. Antonio Masi scrive:

    Grazie Luca Colella
    per l’intensità emotiva con cui ci hai raccontato una così drammatica storia.
    Un immenso augurio che il bimbo torni presto alla sua vita normale a Venafro
    Sono commosso anche per i sentimenti espressi dai genitori verso la comunità venafrana che partecipa al loro dolore.

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