Il decreto sulla spending review continua a gettare scompiglio. Dopo le rumorose proteste di politici e amministratori contro la soppressione della Provincia di Isernia, stavolta a far baccano sono i farmacisti, scesi in piazza a Campobasso nella giornata di sciopero nazionale del settore. Abbassate le serrande dei negozi, i farmacisti provenienti da tutta la Regione si sono resi protagonisti di un sit-in di protesta davanti alla Prefettura del capoluogo, con tanto di scenografica consegna delle chiavi per manifestare il loro dissenso al provvedimento. Dopo le proteste al Palazzo del Governo e l'incontro col prefetto, i farmacisti hanno poi raggiunto la sede della Giunta regionale in via Genova, chiedendo un incontro con il governatore Iorio.

I farmacisti hanno espresso al presidente il loro disappunto circa le nuove tassazioni a loro carico previste dai decreti governativi e la riduzione del tetto di spesa per la farmaceutica territoriale. Quest’ultima – è stato evidenziato – da anni, risulta essere uno dei settori “virtuosi” della sanità pubblica. Gli stessi farmacisti hanno chiesto al presidente della Regione di sostenere nelle sedi governative nazionali la loro posizione, evidenziando anche il loro ruolo di servizio pubblico e di presidio sul territorio molisano, con particolare riferimento all’azione svolta nei piccoli comuni a disposizione di una popolazione anziana e con varie problematiche. Iorio ha riferito di aver già interessato il Governo sulle richieste dei farmacisti in un suo recente intervento nella Conferenza Stato-Regioni. “Ad ogni modo – ha detto – rafforzerò la posizione espressa formalizzandola in una lettera al Ministro della Salute Balduzzi con cui sottolineerò le richieste da voi avanzate chiedendone un loro opportuno accoglimento”.

Intanto, numerose sono state le lamentele dei clienti, che hanno mostrato di non gradire lo sciopero di chi dovrebbe fornire medicinali ai malati. “La salute prima di tutto” – ha tuonato un passante. “Vergogna”. E in effetti i disagi sono stati tanti su tutto il territorio. L’apertura delle sole farmacie comunali – una ventina in tutto – ha creato code e ritardi ovunque. La gente dei piccoli centri è stata costretta a spostarsi nei paesi limitrofi per acquistare i medicinali. E non sono mancate le persone meno fortunate costrette a rinunciare. Secondo quando riporta Federfarma, a scioperare è stato l'85% dei farmacisti a livello nazionale.

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