Paolo di Laura Frattura*

Nessuno lo sospettava fino a qualche mese fa e invece c’era, nel nostro silenzioso e magari distratto Molise, il coraggio di denunciare, puntare il dito e accusare con violenza e spavalderia. È venuto fuori oggi in una potenza critica mai manifestata prima di adesso. È deflagrato con la comoda consapevolezza che oggi urlare e ingiuriare è più possibile di ieri.
È possibile, oggi, forse perché a guidare la Regione Molise c’è una classe politica poco attenta ad assicurarsi il consenso, di nessuno, cittadini, imprese e informazione.
Non c’è alla guida della Regione Molise una classe politica che spende risorse pubbliche per garantirsi la corte compiacente.
Pagine nere ne sono state scritte tante nel recente passato, all’improvviso cancellato da ogni cronaca locale. Sono state scritte senza che voci potenti dell’epoca, le stesse indignate di adesso, le registrassero e diffondessero ai cittadini. I pochi che lo hanno fatto, perché c’erano allora persone e professionisti con la schiena dritta, drittissima, sono stati lautamente ripagati con l’esclusione dalla pubblica scena.
Le liste di proscrizione c’erano allora, non ci sono adesso. Lo dimostra l’attuale registro delle notizie: commenti velenosi, rigonfi di acrimonia, spietati contro chi governa. Contro chi non ha tempo, perché lavora al recupero di un futuro sfumato, per rivolgere attenzione all’improvviso coraggio ritrovato soltanto oggi.
L’onda della disperazione senza fine e della collera giustificata, quell’onda che ha colto tutti nel nostro Molise, come ha colto tutti in Italia e in Europa, artigiani, commercianti, operai, imprenditori, ceto medio, ha trovato nell’attuale classe politica la fonte di ogni male. Quasi non ci fosse un’eredità con la quale fare i conti. E invece c’è, ma non conviene ricordarlo. Nessuno ricorda il passato che è dietro di noi. Nessuno fa i nomi dei veri colpevoli che hanno impoverito tutti. Potremmo farli noi, ma abbiamo scelto da subito di non farlo. Una cifra di stile che forse non paga, ma che è la nostra.
L’articolo 7, incassato nell’indifferenza generale dal 2002, non è mai stato tema di indignazione popolare, né è stato argomento rilevante e dirimente, domandarsi perché è fin troppo facile.
Per questo non ce lo domandiamo, per questo non poniamo la domanda agli altri. La risposta è talmente scontata che non merita la sollecitazione nostra o di terzi.
Con la coscienza serena di chi sa quanto lavora, quanto fatica, quanto si dispera per raddrizzare uno sfacelo senza fondo che, peccato nostro o stupidità nostra, continuiamo a non voler denunciare, andiamo avanti nel solo modo che conosciamo. Quello che segue l’onestà di fatti e azioni, il rispetto della legge e la verità.
Insieme vedremo a chi darà onore e ragione il tempo, quel tempo galantuomo anche per noi mediocri eletti dai cittadini molisani.

* governatore del Molise

 

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