Antonio Federico non nasconde il suo rammarico. Ha tentato in questi giorni di convincere il senatore Di Marzio. Poi lo ha concretamente aiutato a chiudere la partita delle restituzioni: facendogli sapere l’ammontare di quanto ancora dovuto per il 2019 e inserendo sul sito tirendiconto.it le cifre e i bonifici, in modo che anche sul portale risultasse in regola. Probabilmente sapeva di non essere riuscito a centrare l’obiettivo perché dopo l’addio del collega dice: «Per la sua storia e la sua dignità, era importante che non passasse l’idea che se ne sia andato per il malloppo…».
Il deputato, però, respinge la ricostruzione per cui Di Marzio sia stato di fatto cacciato dal Movimento perché attaccato dopo aver firmato il referendum sulla legge taglia parlamentari e poi indicato fra i morosi. Quanto al referendum, Federico ricorda di aver pubblicamente espresso la sua opinione, che sia cioè un bene che si pronuncino gli italiani sulla norma. Di Marzio però si aspettava altre coperture che dal Movimento non sono arrivate, anzi.
Quanto alle restituzioni, «lui credeva di essere in regola ma in regola non era, tanto che ha dovuto fare un bonifico di 38mila euro. E non era in regola con la trasparenza alla quale era tenuto in base all’impegno preso con M5s all’atto della candidatura». Quindi il Movimento su questo non poteva sostenerlo.
Sia Greco su Facebook sia Ortis nella nota di commento al passaggio del senatore al Misto dichiarano che da Di Marzio si sarebbero aspettati di più. «Anche io sono rammaricato e gliel’ho detto. La sua esperienza in commissione Sanità avrebbe potuto essere utilizzata meglio. Così non è stato – conclude Federico – sia per colpa sua e per la sua difficoltà a lavorare in gruppo sia perché il Movimento non è stato in grado, io per primo, a metterlo nelle condizioni di lavorare al meglio per M5s e quindi per il Paese».

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