Un bilancio pesante, che però è gestibile ancora. I contagi da coronavirus in Molise nella giornata di ieri, sono cresciuti in modo tutto sommato non esponenziale: 132 i casi accertati (a lato il quotidiano bollettino dell’Asrem). Undici in più rispetto a sabato, quando l’incremento registrato era stato +14 su venerdì.
Il numero più consistente di Covid-19, che si è incrementato anche ieri, a Campobasso. Ma, pare, nessun nuovo focolaio.
Due le persone dimesse da malattie infettive ieri, mentre il dg dell’Asrem Florenzano ha dichiarato ai tg delle 14 che c’è un cauto ottimismo per alcuni dei pazienti ricoverati in terapia intensiva, le cui condizioni sarebbero in miglioramento. In particolare, secondo altre fonti, sarebbe in via di miglioramento significativo il medico di Termoli ricoverato al Cardarelli a inizio marzo e in rianimazione da una ventina di giorni.
Stamane il Consiglio regionale in videoconferenza. Dopo le comunicazioni di Toma, ha annunciato il segretario del Pd Vittorino Facciolla si riunirà la direzione regionale dem. Facciolla si dice lieto delle dichiarazioni di Giustini «perfettamente aderente a quella che come Partito Democratico sosteniamo, ovvero bisogna dare priorità alla sanità pubblica e poi, soli in caso di stretta necessità, coinvolgere quella privata presente nella nostra regione».
E proprio le dichiarazioni del commissario Giustini – che ha sostenuto in una nota sabato di non essere a conoscenza della fase 4, che pure con il decreto 22 ha di fatto avviato – hanno fatto salire la temperatura a Palazzo Vitale. Il generale della Finanza cui è affidata la sanità del Molise ha anche fatto riferimento a dichiarazioni non meglio precisate di Toma sull’utilizzo delle strutture private, contestando che a suo parere vadano utilizzate prima quelle pubbliche. «Non capisco dove e quando avrei detto il contrario – replica il governatore – Sinceramente non riesco a comprendere poi le sue critiche al piano di gestione, un piano che compete ad Asrem e a lui. È infatti il commissario a fare i decreti sulla gestione sanitaria dell’epidemia e a firmare i contratti coi privati per la messa a disposizione dei posti letto. Io, da presidente, coordino la Protezione civile e mi occupo dei provvedimenti che riguardano per esempio l’istituzione di zone rosse. Non ho deciso o definito io l’allocazione dei posti Covid e non Covid, né il coinvolgimento di Gemelli, Neuromed e degli alri privati. Ho sollecitato nei giorni scorsi l’accordo, questo sì. Il decreto Giustini l’ha tenuto sul tavolo dieci giorni prima di firmarlo, forse se siamo in ritardo non è colpa mia».
Alle accuse replica a muso duro, insomma. E visto che insieme all’Asrem è finito lui nel mirino per la scelta – fatta a monte nel piano di gestione redatto dall’azienda sanitaria – di trattare pazienti Covid e non Covid anche a Termoli e Isernia (oltre che al Cardarelli che è l’hub) nella fase 4, non esita a dire che non ci sta. L’aggiornamento delle linee guida datato 25 marzo e firmato dal dg della Programmazione sanitaria Urbani detta nuove regole per i tamponi e soprattutto specifica che la presenza in una stessa struttura di malati Covid e non è da considerarsi un’eccezione. La polemica anche politica è divampata (l’ex deputata Venittelli ha recapitato sul tavolo di Speranza, Borrelli e Urbani l’ennesima nota di denuncia).
«Ieri sera (sabato, ndr) ho scritto al commissario Giustini, alla dg Salute Gallo, al direttore generale dell’Asrem e al direttore sanitario, Florenzano e Scafarto, chiedendo di adeguare il piano di gestione alla circolare del 25 marzo che è pressoché disattesa», riferisce quindi Toma. Quanto ai tamponi, dice, «ne avevamo fatti già molti in più, sia per i sanitari sia per le case di riposo, andando quindi nella direzione successivamente indicata da Urbani». Comunque, sugli ospedali Covid e non e sugli altri contenuti delle nuove linee guida, «ho chiesto al commissario e all’Asrem di adeguare i decreti e il piano. E se non li adeguano mi dovranno spiegare perché».
ritai
