Da venerdì a domenica sera: un tira e molla senza sosta e senza tempo. La tensione fra Regioni e governo era già salita quando Conte sabato sera ha parlato alla nazione del decreto riaperture mentre era atteso da tre quarti d’ora e più dai presidenti.
Nella notte la battaglia sul dpcm. Su cui Campania e Molise hanno dato parere negativo. Sia De Luca sia Toma avevano posto due condizioni: una è stata accettata, le linee guida della Conferenza allegate al dpcm. L’altra, invece, no. Si tratta del monitoraggio dell’andamento epidemiologico su cui le Regioni devono basare le loro decisioni sulle riaperture. Centralizzato col decreto di Speranza del 30 aprile (le famose ‘pagelle’ di MinSalute e Iss), adesso che si deve decidere cosa e come riaprire si scarica la responsabilità alle Regioni. Lo ha detto senza giri di parole domenica De Luca: si è parlato di accordo, io non ho fatto alcun accordo. Ieri agenzie e testate nazionali hanno riportato anche la posizione del Molise. «Avevo condizionato il mio parere favorevole a due condizioni appunto, una è stata accolta e l’altra – posta solo da me e da De Luca – invece no. Agli atti ho voluto lasciare che il mio parere quindi non è favorevole. Per come si sono svolti i fatti, in linea generale, trovo che l’atteggiamento del governo sia stato niente affatto rispettoso e sotto certi aspetti indegno», sintetizza Toma.
Respinge le critiche sulla sua ordinanza: «Ho chiesto la certificazione agli imprenditori. Si adeguano alle linee guida e poi riaprono. Cosa c’è che non va?». E respinge come «inaccettabili e irricevibili le accuse del Pd (la nota del segretario Facciolla, ndr) e dei 5 Stelle sui social».
Le dichiarazioni a Primo Piano ripercorrono quelle del video che Toma ha postato nel pomeriggio di ieri. «Dalle opposizioni arriva sempre la critica del giorno dopo, mai la proposta del giorno prima. Non so se le Regioni amministrate dal Pd abbiano fatto prima di noi ad assumere l’ordinanza, ma non mi risulta. I 5 stelle non li cito nemmeno perché fortunatamente per gli italiani non amministrano alcuna Regione», il contrattacco del governatore.
«Noi abbiamo atteso che il governo, anzi che il presidente del Consiglio, dopo la conferenza stampa nella quale ha detto che avrebbe riaperto tutto, pubblicasse il decreto ieri (l’altro ieri, ndr) tra le 18 e le 19 per le riaperture. Non per tutte perché ha delegato alle Regioni la possibilità di dichiarare l’apertura dal 18 maggio di barbieri, parrucchieri, estetisti, bar, ristoranti, lidi. Tutto a cura della Regione, quindi io ho dovuto aspettare il decreto e poi assumere la mia ordinanza. Se qualcuno ritiene ci sia stato ritardo, questo è da imputare solo ed esclusivamente al governo bicolore cangiante, prima era gialloverde poi è diventato giallorosso».
Poi il monito: «Mi voglio augurare che tutti gli imprenditori si adeguino alle misure di prevenzione e sicurezza allegate al dpcm e alla mia ordinanza. Prima si adegueranno, invieranno una certificazione che attesterà quali sono le misure assunte, dopo di che potranno partire con l’attività».
E quindi la conclusione: «Le chiacchiere sui social e sui giornali il Pd e il Movimento 5s locale, nostrano, potevano risparmiarsele. Facciano autocritica. Sono disposto ad accogliere proposte del giorno prima non critiche del giorno dopo».

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