Donato Toma ha in mano 14 deleghe: un bottino non tutto a disposizione (Bilancio, Sanità, Programmazione ad esempio sono alcune delle untouchables) ma con cui punta a far passare i mal di pancia scoppiati in maggioranza dopo la conferma dell’assessore leghista Michele Marone in giunta.
Tutti gli avevano chiesto la revoca dell’esterno. Che invece rimane perdendo solo le Politiche della famiglia (che potrebbero finire a Filomena Calenda o a Gianluca Cefaratti). Ben altro taglio subisce il vicepresidente Vincenzo Cotugno: tornano nel carniere del governatore infatti le Attività produttive, per molti destinate ad Andrea Di Lucente. Entra nell’esecutivo Quintino Pallante, cui Toma affida (confermando le nostre anticipazioni) i Trasporti, il Personale e l’Energia. Nicola Cavaliere perde la Pesca sportiva.
In realtà le deleghe formalmente trattenute da Toma sono 19, ma in cinque di queste il capo dell’esecutivo è ‘coadiuvato’ dal neo sottosegretario Roberto Di Baggio: Urbanistica, Rapporti con l’Eres, Politiche della casa, Istruzione e Formazione professionale, Ambiente. L’ex assessore di Forza Italia continua a partecipare alle sedute del governo pur non votando, rappresenta il presidente della giunta nei tavoli appositamente costituiti e nelle riunioni operative ed istituzionali inerenti le deleghe, può essere delegato a rispondere ad interrogazioni in Consiglio e incaricato da Toma di seguire specifiche questioni.
Fin qui le comunicazioni istituzionali, che il governatore ha reso in Consiglio ieri mattina in avvio di seduta. Ma è chiaro che la giunta Toma ter apre la partita per la rielezione dell’ufficio di presidenza dell’Assise a novembre e per le comunali di Isernia. Anzi, quella in casa centrodestra in realtà sembra già chiusa. Fratelli d’Italia ha guadagnato il posto in giunta regionale e la Lega lo ha mantenuto a dispetto dei desiderata di tutti gli 11 di maggioranza: l’indicazione del primo cittadino di Isernia tocca agli azzurri.
Il presidente ha definito la prima parte della ‘rivoluzione’ alle 2 di notte. La seconda parte, le deleghe agli eletti, «vediamo dopo», dice ai giornalisti indicando che ha bisogno di qualche altro giorno. A giudicare dalle assenze in Consiglio di ieri, il mare non è calmo. «Penso di aver raggiunto gli equilibri, almeno il mio interno. Poi se gli altri non riescono a raggiungere il proprio…».
Parla già di compensazione, invece, Forza Italia. La coordinatrice Annaelsa Tartaglione, pur nel rispetto della decisione del governatore che non arriva inaspettata, tuttavia rileva come proprio il suo partito e il suo gruppo ora sia «il più penalizzato». E aggiunge che la situazione vada riequilibrata «in termini di deleghe con il soddisfacimento dei consiglieri D’Egidio e Calenda», che sempre più quindi è in squadra con Fi. Inoltre, gli azzurri richiedono già da ora una presidenza di commissione per Di Baggio e Tartaglione mette in chiaro che il sacrificio dovrà essere chiesto agli attuali capigruppo e presidenti di commissione che sono in procinto di accaparrarsi anche una delega pesante. Identikit che porta a Di Lucente. Infine, «la partita si sposta a novembre. E visto che per quanto riguarda la nostra posizione il patto che riconosceva due assessorati è saltato, siamo aperti a chi vuole ragionare con noi della presidenza del Consiglio». Chi ambisce al posto di Micone e lui se vuole mantenerlo dovrà vedersela con i quattro (con Calenda) azzurri. «Non abbiamo mai minacciato barricate, non ci appartiene. I consiglieri e i molisani sanno bene che non si governa a suon di minacce ma ovviamente se non viene rispettata la volontà degli elettori, non è detto che noi non possiamo dare un appoggio esterno…». Non col tono dell’ultimatum, ma con quello di chi difende la squadra. La deputata quindi conclude: «Ci aspettiamo che il presidente riconosca il nostro ruolo di primo partito».
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