Se con una mano si cerca di porre rimedio alle ultime problematiche, vedi Pronto soccorso, con l’altra si tenta di smantellarlo definitivamente. Non ci sono altre possibilità per commentare i fatti delle ultime ore che vedono i riflettori accesi sull’ospedale “San Francesco Caracciolo” di Agnone. Occorre partire per ordine con la notizia ufficiale giunta in redazione che vede la revoca del provvedimento da parte dell’Asrem in merito al ridimensionamento del Pronto soccorso.
Solo qualche giorno fa, infatti, Sosto, Lucchetti e Forciniti avevano firmato un documento che prevedeva la trasformazione del Pronto soccorso altomolisano da H24 ad H12 causa la penuria di medici. Decisione caustica che ha scatenato le ire del primo cittadino Lorenzo Marcovecchio e del consigliere regionale Andrea Greco subito a lavoro per cercare di trovare una soluzione al problema.
Nelle ultime ore la retromarcia dell’Asrem che nel frattempo ha intercettato due camici bianchi che di fatto garantiranno la copertura dei turni H24 almeno per i prossimi mesi. «Con la proficua definizione di reclutamento di un dirigente medico mediante contratto libero professionale e di un dirigente medico specialista ambulatoriale, considerato che con nota protocollo n.60636 del 3/7/2019 il dottor Benedetto Potena (responsabile PS di Isernia, ndr) comunicava che, alla luce del proficuo esito delle suddette procedure le criticità precedentemente evidenziate possono ritenersi al momento superate. Al tempo stesso si dispone la revoca di quanto già disposto con nota protocollo n. 57988 del 25/06/ 2019 ed il ripristino delle attività presso Il PS del PO di Agnone in guardia attiva h24» si legge nella nuova disposizione a firma di Antonio Lucchetti e Anastasia Santoro.
I due medici che prenderanno servizio presso il Pronto soccorso dell’ospedale Caracciolo sono i fratelli Ettore e Andrea Iavicoli, figli di Nicola, ex primario del reparto di Chirurgia, stimato professionista, nonché docente universitario a Roma, il quale fece parlare di sé, allorquando, alla soglia del pensionamento, dichiarò di voler restare in servizio gratuitamente. Richiesta che a sorpresa fu rigettata al mittente (non si capisce il perché visto che in un recente passato proposte del genere sono state accolte, vedi il caso di Giuseppe Sabusco, ndr) mentre di lì a poco il glorioso reparto, capace di attirare utenza extraregionale, venne cancellato dalla mappa sanitaria del Molise nonostante la presenza di tre sale operatorie all’avanguardia ad oggi inoperose se non per qualche saltuario intervento.
Parallelamente al ripensamento dell’Azienda sanitaria regionale sul Pronto soccorso del Caracciolo, è arrivata la dichiarazione del presidente della Regione Molise, Donato Toma, che butta pesanti ombre sul futuro dell’ospedale di frontiera. Infatti a detta del governatore nel prossimo piano sanitario, il Caracciolo sarà configurato quale “ospedale di comunità” che cancellerebbe lo status di “struttura particolarmente disagiata” come riconosciuta a livello ministeriale dal decreto Balduzzi. L’anteprima fornita da Toma arriverebbe direttamente da Roma dove, a quanto pare, ci sarebbe la volontà di trasformare praticamente in contenitori vuoti gli ospedali come quello di Agnone. E pensare che proprio Toma nelle sporadiche visite fatte in Alto Molise a più riprese davanti telecamere e taccuini ha detto di tenere a cuore il “Caracciolo” come nessun’altra struttura e che a breve l’avrebbe rilanciata come ai vecchi tempi. Promesse da marinai. Dopo tutto Toma potrà sempre giustificarsi scaricando le responsabilità sulla Capitale e i commissari. Troppo facile presidè.

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