La Procura della Repubblica di Isernia rinsalda le proprie file con forze nuove e fresche. È entrato da pochi giorni in servizio il sostituto procuratore Alessandro Iannitti, 32 anni compiuti ieri, alla prima assegnazione.
Il magistrato sostituisce Federico Scioli, trasferito qualche mese fa in altra sede, e a Isernia svolgerà il suo primo incarico nella magistratura. Nonostante la giovane età, in passato ha svolto la professione forense e ha lavorato, dopo un periodo di formazione presso la prestigiosa Scuola Nazionale dell’Amministrazione, al ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, nel ruolo di Dirigente di II fascia.
Vincitore del concorso conclusosi lo scorso anno, Iannitti è stato nominato con decreto ministeriale del 3 febbraio 2017 ed è stato ricevuto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Quirinale il 9 ottobre scorso. Dopo il tirocinio a Napoli, sua città natale, ha accolto l’assegnazione del capoluogo pentro iniziando a prendere familiarità con una realtà che riserva molti ambiti da approfondire e su cui lavorare. Lo sa bene il procuratore capo Paolo Albano, che ha voluto subito indirizzare il pm Iannitti su alcuni settori specifici: usura, stupefacenti, estorsioni.
Qual è stato il primo approccio con questa Procura?
«Molto positivo, sia con i colleghi sia col personale amministrativo. Ero già stato qui in precedenza per conoscere l’ufficio e devo dire che ho avuto un buon approccio anche con la comunità. Mi sembra un luogo sereno in cui si può lavorare, anche con la collaborazione delle forze dell’ordine e con il Foro, che si sono dimostrati molto disponibili».
In questo periodo ci sono diversi fronti aperti, su tutti quello dello spaccio di droga contro cui il procuratore Albano ha sempre impresso la sua determinazione. Come pensa di proseguire questo cammino?
«Si tratta di un fenomeno diffuso su tutto il territorio nazionale e purtroppo anche in una comunità come Isernia, nonostante per volumi e strutture criminali non si raggiunge il livello di metropoli come Napoli, desta un certo allarme, soprattutto in un ottica di tutela delle nuove generazioni».
Spesso tra la gente si registra una sfiducia nei confronti della giustizia, soprattutto a causa delle lungaggini del settore. Qual è il messaggio che vorrebbe far passare per cambiare questo sentimento?
«Quello che mi viene da dire è che noi non possiamo lavorare da soli. Parlo come Procura e come forze dell’ordine. I cittadini devono essere vigili e parte attiva nella lotta contro ogni forma di criminalità. Non devono avere paura di denunciare e sapere che qui c’è chi è disposto ad ascoltarli, a venire loro incontro e a lavorare ininterrottamente. I nostri interlocutori sono proprio i cittadini e la loro sicurezza è il nostro obiettivo. Noi dobbiamo essere considerati degli alleati e non delle presenze distanti o ostili nei loro confronti».
Punterà molto sulla sensibilizzazione delle persone a collaborare?
«Assolutamente sì. Tutti devono sapere che quando hanno un problema di rilevanza penale possono venire qui in Procura e troveranno la nostra disponibilità, sempre e su tutto».
Lei proseguirà alcune inchieste lasciate in sospeso, ma avrà un gran lavoro da fare ex novo, considerando gli ambiti di competenza indicati dal procuratore capo. Da dove inizierà?
«L’arretrato è stato redistribuito tra me e i colleghi e devo dire che nel recente passato, in cui hanno lavorato in due, tranne l’ultimo mese in cui c’è stato l’interregno del dottor Papa, si è riusciti addirittura a ridurre le pendenze, nonostante, appunto, fossero solo due i sostituti procuratori in servizio. Ritengo vada encomiato questo loro impegno supplementare per sopperire alla carenza di personale che c’è stata fino al mio arrivo».
Come primo incarico da sostituto procuratore questo Ufficio può essere l’ideale per mettere in atto il lavoro che ha in mente?
«Può essere un’ottima scuola. È il posto migliore forse per iniziare con la dovuta calma e con la possibilità di curare ogni fascicolo come va curato. Non avrò l’ansia dei grandi numeri che si incontrano nelle grandi procure e che necessariamente portano a trascurare molti fascicoli ritenuti erroneamente minori. Qui, al contrario, c’è l’opportunità di lavorare bene su ogni inchiesta e di non far venir meno l’attenzione su nulla. Tutto questo va a vantaggio dei cittadini».
Valentina Ciarlante

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