Una grande lezione di vita e soprattutto una testimonianza preziosa di come, grazie alla forza e al coraggio, si può ricominciare anche dopo essere stati vittima di un amore malato, impegnandosi al contempo e in prima persona a combattere la guerra in atto contro la violenza di genere.
Tante le emozioni trasmesse da Gessica Notaro, ieri mattina protagonista dell’incontro sul tema #NonUnaDiMeno organizzato a Isernia dal Liceo Cuoco Manuppella.
Il dolore non va nascosto. La sofferenza unisce e deve spronare a non nascondersi, a denunciare e a non vergognarsi, perché non deve esserci imbarazzo nell’ affermare di essere una vittima.
Lei, ustionata con l’acido dall’ex fidanzato di Capoverde Edson Tavares nel 2017, ha raccontato diversi episodi della sua tormentata esistenza, senza sottrarsi al confronto con i ragazzi, che l’hanno accolta con una performance emozionante di danza e recitazione, cogliendo gli aspetti salienti degli abusi fisici e psicologici che le donne sono costrette a subire, troppo spesso da parte chi aveva promesso loro amore e protezione.
«È importante parlare con i giovani – ha sottolineato Gessica Notaro – perché a loro volta ne parlano con le famiglie. E se in casa ci sono degli screzi è giusto che si rendano conto che quello non è un equilibrio corretto. I ragazzi devono imparare a volersi bene e ad avere rispetto per se stessi, perché così anche gli altri impareranno a rispettarli».
Tanti gli incontri che lei, divenuta il simbolo della violenza sulle donne, tiene con gli studenti. «Le reazioni che registro – ha spiegato – sono sempre di fortissimo entusiasmo e grande maturità. Da loro arrivano domande interessanti che mi fanno riflettere. Ad esempio un bambino delle scuole elementari una volta mi ha chiesto: ‘Ma riuscirai mai a perdonare?’ . A lui ho risposto che finché non c’è pentimento non può esserci il perdono.
Mi piacerebbe molto in un lontano futuro riuscire a perdonare non per lui, ma per me stessa».
Fondamentale nel contrasto alla violenza anche il ruolo dello Stato. Per Gessica Notaro la strada è ancora lunga e bisognerebbe lavorare di più sulla prevenzione.
Una prova difficile quella che, suo malgrado, è stata costretta superare «trovando la forza – ha spiegato – negli amici, nei parenti e nelle persone che ti vogliono bene trasmettendo una vibrazione positiva. È importante imparare a circondarsi di persone che ti fanno stare bene, dandoti energia».
La panchina rossa. Durante l’evento ospitato a Le Cave Gessica Notaro ha inaugurato una panchina rossa, simbolo del ‘no’ alla violenza contro le donne, che la scuola ha voluto dedicare al ricordo di Stefania Cancelliere, la giovane mamma isernina uccisa dall’ex compagno nell’estate del 2012. L’iniziativa rientra in un percorso avviato con l’adesione degli studenti alla mobilitazione internazionale del 25 Novembre scorso, Giornata Mondiale che ricorda le vittime di un amore malato, ma soprattutto apre riflessioni affinché tutti ci sentiamo impegnati, ogni singolo giorno, nella battaglia per rompere il muro di omertà che protegge gli uomini violenti e nasconde il dolore psicologico e fisico delle donne. «Dal punto di vista educativo – ha sottolineato la dirigente scolastica Mariella Di Sanza – dobbiamo insegnare ai ragazzi a cogliere i segnali e lavorare sul rispetto della dignità umana e della persona. Dobbiamo imparare a cogliere i segnali in un’ottica di prevenzione e abituare anche i ragazzi ad avere il coraggio di reagire a situazioni di carattere critico».
Le istituzioni. Tante le autorità che hanno preso parte all’evento. Tra loro Claudio Di Ruzza, procuratore presso il tribunale dei minori di Campobasso, che ha evidenziato quanto fatto finora e quanto c’è ancora da fare. «C’è molto sommerso – ha sottolineato -. Tanti casi stanno venendo a galla, ma c’è molto da fare perché dobbiamo essere capaci costruire dei ‘ponti’ con i ragazzi e dobbiamo essere pronti ad aiutarli ad uscire da fenomeni che possono pregiudicare, a volte irrimediabilmente, il loro futuro e il loro percorso di crescita e di maturazione».

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