I termini per i concorsi banditi dalla Regione saranno riaperti. Per tutte le selezioni previste dal piano assunzionale deliberato dalla giunta e poi approvate con determina del Dipartimento III, il tempo per presentare domanda ricomincerà a scorrere dalla data di pubblicazione in Gazzetta ufficiale.
Era uno dei rilievi formalizzati dalle rsu, quello ritenuto fondato nel confronto che c’è stato tra il presidente della Regione Donato Toma e il capo del dipartimento Claudio Iocca. A Iocca, Toma ha chiesto una relazione sulla nota delle rappresentanze sindacali. Sulla base delle riflessioni contenute nel documento e della successiva disamina che è stata effettuata, il governatore ha chiesto al capo dipartimento di intervenire. «Mi risulta che a breve avverrà la pubblicazione in Gazzetta e che da quella data quindi saranno riaperti i termini di tutti i concorsi», spiega Toma a Primo Piano.
Il provvedimento riguarderà quindi le progressioni verticali e le selezioni per 10 dirigenti e 28 funzionari (14 posti per laureati e 14 per diplomati), tutte posizioni a tempo indeterminato.
Sui concorsi Toma risponde anche a esponenti di maggioranza e della minoranza. In Aula, martedì le dichiarazioni bomba di Di Lucente (Popolari): avrebbe ricevuto telefonate e mail con i nomi dei presunti vincitori della selezione per dirigenti. Tema su cui è tornata, dando manforte a Di Lucente, Aida Romagnuolo (Prima il Molise): se è così meglio tornare al voto. E i 5 Stelle hanno rilanciato le divisioni in maggioranza segnalando profili di irregolarità nei bandi.
«Mi lasciano perplesso le voci su posti assegnati e altro. Diffondere queste voci fra l’altro potrebbe avere risvolti di altra natura su procedure in corso. Un po’ come la turbativa d’asta», ribatte Toma. Che spiega pure che la giunta non scrive i bandi e quindi non ne è responsabile, lui da presidente ha un potere di sorveglianza sul dipartimento, potere che ha esercitato nell’iter che ha portato alla riapertura dei termini.
Però, prosegue il presidente, «se qualcuno ha contezza di ipotetici errori o irregolarità che ne faccia denuncia e non leda l’immagine della Regione. Non è possibile dire che tutto è già deciso e quindi i giovani vanno via dal Molise, non posso accettarlo, non sotto la mia presidenza. Nel mio mandato, se qualcuno sbaglia pagherà».
Prima di chiudere la giornata negli studi di Teleregione, ospite di Conto alla Rovescia, Toma aveva fatto visita in giornata a Finmolise, dove coi componenti del Cda presieduto da Leo Antonacci (board nominato dalla giunta qualche settimana fa) ha incontrato i dipendenti e, a margine, annunciato la predisposizione di un piano strategico che vedrà una sinergia fra Finmolise, Sviluppo Italia e Molise Dati per supportare le Pmi e micro imprese nell’accesso a bandi e finanziamenti.
Il 31 ottobre, infine, Toma partirà per il Galà del Niaf a Wahsington di cui il Molise quest’anno è regione d’onore. Con il governatore ci sarà anche il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia.
Prima del 31, la giunta deciderà sul commissariamento straordinario dell’Asrem. Toma vorrebbe chiudere l’operazione lunedì. In questo fine settimana deve quindi acquisire la disponibilità di un potenziale direttore generale (cioè iscritto all’albo nazionale) che non stia esercitando il ruolo in un’altra Asl. E che abbia il tempo necessario per dedicarsi a un incarico che il governatore conferma transitorio (un paio di mesi). Non vuole nominare nessuno dei 22 aspiranti (gli altri non resterebbero con le mani in mano probabilmente), non può indicare l’attuale facente funzioni Lucchetti o prorogargli l’incarico. Un incastro non semplice. Tra l’altro, il commissariamento – per quanto reso necessario solo da tempi che si sono allungati rispetto al bando scaduto a metà agosto – è un atto che piomba su un’azienda che dopo il bilancio in pareggio e i livelli di assistenza promossi a 180 vedeva il rilancio a portata di mano. E deprime l’umore delle truppe. Nei corridoi di via Petrella e degli ospedali ieri non si respirava un bel clima. Tutti aspettavano a breve il vero successore di Sosto. Contando che la transizione fosse finita e con essa l’attesa di decisioni strategiche ormai irrinviabili.
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