Il ‘bollino’ dell’Istat sulle stime che vedono il Molise scendere sotto i 300mila residenti entro fine 2020 arriva subito.
In attesa dei dati demografici ufficiali sugli ultimi mesi del 2019, quelli sulla popolazione italiana al 1° gennaio 2020 dicono che i residenti sono 60 milioni 317mila, 116mila in meno su base annua. E dicono che aumenta il divario tra nascite e decessi: per 100 persone decedute arrivano soltanto 67 bambini (dieci anni fa erano 96). Il calo della popolazione si concentra prevalentemente nel Mezzogiorno (-6,3 per mille) e in misura inferiore nel Centro (-2,2 per mille).
La speranza di vita alla nascita per le donne è di 85,3 anni, mentre è di 81 anni per gli uomini. In Molise 85,8 anni per le donne e 80,3 per gli uomini. Sale l’età media: 45,7 al 1° gennaio 2020. Aumenta il divario tra nascite e decessi: per 100 persone decedute arrivano soltanto 67 bambini (dieci anni fa erano 96).
Positivi ma in rallentamento i flussi migratori netti con l’estero: il saldo è di +143mila, 32mila in meno rispetto al 2018, frutto di 307mila iscrizioni e 164mila cancellazioni. Nel 2019 la fecondità più elevata si manifesta nel Nord del Paese (1,36 figli per donna), molto avanti a quella del Mezzogiorno (1,26) e del Centro (1,25). Il primato della zona più prolifica spetta alla Provincia di Bolzano con 1,69 figli per donna, che precede Trento con 1,43. A parte queste due specifiche realtà del Nord-est, la zona dove la propensione ad avere figli risulta più alta è in Lombardia (1,36), Emilia-Romagna (1,35) e Veneto (1,32). Particolarmente critica la dinamica demografica di Molise e Basilicata che in un solo anno – sottolinea l’Istat – perdono circa l’1% delle rispettive popolazioni.
Nel Mezzogiorno il bilancio demografico complessivo presenta per l’ennesima volta (dal 2014) segno negativo (-129mila residenti, pari al -6,3 per mille abitanti), legato soprattutto alle migrazioni interne (-3,8 per mille).
Nel corso del 2019 circa 418mila persone hanno lasciato il Mezzogiorno per trasferirsi in un altro Comune italiano (eventualmente anche al Sud, ma comunque hanno lasciato il territorio di origine), mentre circa 341mila hanno eletto un Comune del Mezzogiorno quale luogo di dimora abituale. Una dinamica sfavorevole che ha generato un saldo negativo pari a -77mila unità (nel 2018 era pari a -73mila). La caratteristica accomuna tutte le regioni del Meridione pur se all’interno di un contesto eterogeneo nel quale i margini di grandezza variano dal -1 per mille della Sardegna al -5,8 per mille della Calabria. Seguono, nella classifica dei territori da cui si ‘fugge’ di più, la Basilicata (-5,5 per mille residenti), la Campania (-4,4) e il Molise (-4).
Con la sola eccezione del Trentino Alto Adige, conclude Istat, tutte le regioni sono interessate da un processo di riduzione della popolazione di cittadinanza italiana. Il fenomeno colpisce particolarmente regioni demograficamente depresse o a più forte invecchiamento. Come ad esempio la Basilicata (-11,3 per mille), il Molise (-10,4) e la Calabria (-9,1) nel Mezzogiorno, ma anche regioni nel Nord del Paese come la Liguria (-8,7).
L’ultima rilevazione Istat relativa a settembre 2019 registra in Molise una popolazione di 303.173 persone. A inizio gennaio 2019 erano 305.617. Si può quindi approntare una proiezione di una perdita di residenti, per l’intero anno, pari a 3.258 unità. Con un dato definitivo stimato in circa 302.359 persone. Se anche nel 2020 i saldi (fra nati e morti e fra chi lascia l’anagrafe molisana e chi vi si iscrive) resteranno più o meno gli stessi – senza scostamenti significativi – si scenderà a poco più di 299mila residenti. Dato, peraltro, non completamente aderente alla realtà: in quanti lavorano altrove in Italia e all’estero ma hanno mantenuto la residenza in Molise pur non vivendoci di fatto?

r.i.

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