Nessun nuovo caso su 152 tamponi processati. È il bilancio dell’ultimo bollettino dell’Asrem diramato ieri: tra i test effettuati anche quelli di controllo sui bimbi e sul personale del campus estivo di Ferrazzano che sono venuti in contatto con i piccoli del cluster venezuelano. Per fortuna gran parte ha confermato il responso della scorsa settimana, e dunque nessun contagio. Gli altri risultati saranno resi noti in queste ore. Intanto sul focolaio esploso in città, partito dalla famiglia venezuelana, appartenente alla comunità neocatecumenale, arrivata a Campobasso dalla Serbia (che, come appurato dalla Digos, non ha rispettato la quarantena) ed ospite della parrocchia di Sant’Antonio di Padova, interviene nuovamente fra Giancarlo Li Quadri Cassini: «Colgo l’occasione della notizia venuta fuori il 28 luglio su una testata online relativa alla persona di Campobasso risultata positiva al Covid-19 per dichiarare che la persona positiva al Coronavirus non appartiene alla Parrocchia di Sant’Antonio di Padova, e ove dovessero essere accertati nuovi casi di contagio nessuno è nelle condizioni di poterne determinare una diretta connessione con la Parrocchia. Nessuno dei nostri parrocchiani ha incontrato la famiglia (tutti e cinque asintomatici) ospitata nella zona adiacente alla chiesa, lontana, tra l’altro, dal luogo delle celebrazioni. La famiglia del Venezuela, proveniente dalla Serbia e giunta in Italia il 7 luglio scorso, con
due compagnie aeree: Air Serbia (Belgrado – Parigi) e Air France (Parigi – Roma), non ha mai partecipato ad una nostra celebrazione in programma secondo l’orario liturgico.
Tanto è vero che nessuno dei parrocchiani si è sottoposto al tampone, perché non c’era e non c’è alcuna necessità. Il parroco non ha organizzato nessun campo estivo e si dichiara estraneo ai fatti accaduti
presso l’Associazione sportiva la Baita di Ferrazzano. A me il compito di proteggere la Comunità parrocchiale da false notizie, perché il virus non è partito dalla Parrocchia, la quale si è mostrata solo disponibile all’accoglienza, perché aperta ai bisogni degli altri, anche del forestiero.
Non è la prima volta che apriamo le porte a gente bisognose di ospitalità: l’anno scorso un pachistano ed un suo amico hanno trovato rifugio nella nostra Casa nel periodo natalizio, nonché una famiglia che dormiva sotto il porticato della chiesa all’aperto, al freddo e al gelo. Una volta al mese si organizzava il pranzo per i poveri. La nostra è una Comunità attenta alle esigenze di coloro che vengono a bussare per ricevere sostentamento: ogni mercoledì la Caritas parrocchiale provvede ad offrire “il Pane di Sant’Antonio”. La stessa si è resa disponibile, con tre equipe, a servire gli ospiti presenti presso la Casa degli Angeli di Campobasso. La Comunità ha spesso accolto sacerdoti e seminaristi della diocesi. È una Comunità realmente caritativa! Disponibile anche per eventi diocesani. Questo grazie al Signore che mette nel cuore dei volontari il desiderio di servire l’uomo, ogni uomo, senza alcuna discriminazione!
Gli stessi volontari si prodigano a garantire l’osservanza delle norme per il contenimento del Coronavirus. Dopo ogni celebrazione s’igienizza tutto l’ambiente: banchi, sedie, microfoni, biancheria liturgica, vari sacri. Tre volte a settimana si sanifica l’aria. All’accoglienza ci sono volontari che fanno rispettare le norme che prevedono l’igienizzazione delle mani e l’uso della mascherina. È garantito il distanziamento frontale e laterale: ci sono volontari che accompagnano i partecipanti ai posti assegnati (ci sono 115
posti disponibili). Abbiate, per favore, amore alla verità, altrimenti la nostra Comunità verrà devastata da false notizie. Anche perché vorremmo capire con quale margine di sicurezza si può attribuire tale circostanza dal momento che oggettivamente a noi non risulta e non potrà mai esserlo, in quanto, e lo ripeto, nessuno ha mai incontrato la famiglia ospite nella zona adiacente alla chiesa. Nessuno dei nostri parrocchiani! È urgente riflettere sulla delicatezza della vicenda che ove, impropriamente amplificata, rischia di procurare un grave attentato alla serenità e alla vita stessa della Parrocchia.
Mi assumo personalmente la responsabilità di aver aperto le porte alla famiglia venezuelana, che merita rispetto e comprensione. Li ho accolti per quel senso di umanità che nel Vangelo trova conferma: “Ero forestiero e mi avete ospitato” (Mt 25,35). Nessuna responsabilità è da far ricadere sulla Parrocchia di Sant’Antonio di Padova, che, è bene ripeterlo, offre un ambiente sicuro in quanto si osservano tutto le norme di distanziamento sociale previste per il contenimento del Covid-19».

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