Ieri alle 14 il sindaco di Torino Stefano Lo Russo ha comunicato che le firme in calce all’appello a restare, rivolto al presidente del Consiglio dei ministri, hanno raggiunto quota 1.000. La lettera aperta per convincere Draghi a rimanere al governo era stata promossa sabato da poco meno di 40 amministratori, tra cui il primo cittadino di Isernia. Insieme a Piero Castrataro, fra gli altri, i colleghi di Venezia (Brugnaro), Milano (Sala), di Bergamo (Gori), di Roma (Gualtieri), di Genova (Bucci), Bari (Decaro che è anche presidente dell’Anci), di Ravenna (De Pascale, alla guida pure dell’Upi), di Firenze (Nardella, che coordina le città metropolitane) e, appunto, di Torino (Lo Russo).
Contro l’iniziativa degli amministratori locali si è scagliata la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni: «Mi chiedo se tutti i cittadini rappresentati da Gualtieri, Sala, Nardella o da altri sindaci e presidenti di Regione che si sono espressi in questo senso, condividano l’appello perché un governo e un Parlamento distanti ormai anni luce dall’Italia reale vadano avanti imperterriti. La mancanza di regole e di buonsenso nella classe dirigente in Italia comincia a fare paura. Le istituzioni vengono usate come sezioni di partito, si fa di tutto, pur di evitare il voto». Le ha replicato Nardella: «Mi dispiace che Meloni con il suo attacco non abbia notato che tra i firmatari ci sono moltissimi sindaci di centrodestra. Forse FdI spera di lucrare consensi dal caos istituzionale ed economico del Pese, ma dalla cenere si raccoglie solo cenere».
Un dato che agli osservatori molisani non può sfuggire rispetto all’adesione, fra le prime tra l’altro, di Castrataro è che il sindaco di Isernia è sostenuto anche dai 5s.
Ma andando al merito, questa l’analisi degli amministratori locali italiani: «Con incredulità e preoccupazione assistiamo alla conclamazione della crisi di governo generata da comportamenti irresponsabili di una parte della maggioranza. Le nostre città, chiamate dopo la pandemia e con la guerra in corso ad uno sforzo inedito per il rilancio economico, la realizzazione delle opere pubbliche indispensabili e la gestione dell’emergenza sociale, non possono permettersi oggi una crisi che significa immobilismo e divisione laddove ora servono azione, credibilità, serietà. «Il presidente Mario Draghi ha rappresentato fino ad ora in modo autorevole il nostro Paese nel consesso internazionale e ancora una volta ha dimostrato dignità e statura, politica e istituzionale. Draghi ha scelto con coraggio e rigore di non accontentarsi della fiducia numerica ottenuta in aula ma di esigere la sincera e leale fiducia politica di tutti i partiti che lo hanno sostenuto dall’inizio. Noi sindaci, chiamati ogni giorno alla difficile gestione e risoluzione dei problemi che affliggono i nostri cittadini, chiediamo a Mario Draghi di andare avanti – questo l’appello – e spiegare al Parlamento le buoni ragioni che impongono di proseguire l’azione di governo. Allo stesso modo chiediamo con forza a tutte le forze politiche presenti in Parlamento che hanno dato vita alla maggioranza di questo ultimo anno e mezzo di pensare al bene comune e di anteporre l’interesse del Paese ai propri problemi interni. Queste forze, nel reciproco rispetto, hanno il dovere di portare in fondo il lavoro iniziato in un momento cruciale per la vita delle famiglie e delle imprese italiane. Se non dovessero farlo si prenderebbero una responsabilità storica davanti all’Italia e all’Europa e davanti alle future generazioni. Ora più che mai abbiamo bisogno di stabilità, certezze e coerenza per continuare la trasformazione delle nostre città perché senza la rinascita di queste non rinascerà neanche l’Italia».

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