«Se Asrem e Regione vogliono chiudere l’ospedale Veneziale lo dicano chiaramente, una volta per tutte. Abbiano il coraggio di assumersi le proprie responsabilità davanti ai cittadini, senza nascondersi dietro le solite parole di circostanza o annunci che non trovano mai riscontri nella realtà».
Parole chiare quelle del presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Isernia, Fernando Crudele. Che impongono risposte altrettanto chiare. Fatti che si scontrano con impegni assunti pubblicamente, come avvenuto nel corso del Consiglio comunale monotematico al quale, nel mese di marzo scorso, partecipò il commissario ad acta. Da allora ad oggi il depauperamento del laboratorio di Emodinamica (così come si legge nel programma operativo 2022-2024), lo stop ai ricoveri in Psichiatria e il mancato arrivo di forza lavoro. Medici che aiutino i colleghi ad affrontare quelle che sono emergenze nelle emergenze ormai da troppo tempo.
Gli ultimi provvedimenti che riguardano il Veneziale, unico ospedale cittadino e che serve l’intera provincia di Isernia, non hanno lasciato indifferente il vertice dell’Omceo. Ma non è la prima volta che Fernando Crudele entra nel dibattito con forza, determinazione e soprattutto quella chiarezza che sembra mancare a chi invece dovrebbe spiegare la ratio delle decisioni assunte.
«Da un lato si registra la sospensione dei ricoveri al reparto di Psichiatria, dall’altro il possibile cambio della guardia a Chirurgia, in nome di un’intesa tra la Regione e l’Università del Molise “che non porterà alcun vantaggio ai cittadini, ma che potrebbe indurre i professionisti già in servizio a sgombrare il campo, andando altrove a cercare gratificazioni professionali – spiega Crudele analizzando gli ultimi fatti in ordine di tempo che si sono abbattuti sul Veneziale -. Ciò che stanno facendo all’ospedale di Isernia – dice ancora il presidente dell’Ordine provinciale dei medici – è di una gravità inaudita: negli ultimi anni hanno solo sottratto servizi e reparti, senza mai aggiungere. Per questo chiedo alla Asrem e alla Regione di dirci qual è il loro disegno politico. Vogliono chiudere l’ospedale, come di fatto è accaduto a Venafro prima e ad Agnone poi? Ci facciano conoscere le loro intenzioni reali: per ora l’unica certezza è che ogni loro azione danneggia Isernia».
E proprio relativamente all’ormai cronica carenza di medici – ultimo caso in ordine di tempo quella che ha motivato lo stop ai ricoveri nel reparto di Psichiatria del Veneziale – Crudele sostiene che stia diventando «un grimaldello per scardinare tutti i servizi offerti dal Veneziale. Non ci sono medici? E allora si chiude. Nessuno partecipa ai concorsi? Pazienza, si chiude».
Anche sui concorsi che spesso non centrano l’obiettivo, Fernando Crudele non le manda a dire. «Nessuno sogna di venire a Isernia se già in partenza sa che non ci sono prospettive di crescita. Nessuno decide di venire al Veneziale se al massimo potrà gestire un ambulatorio. È chiaro che un giovane che desidera crescere e fare carriera sceglie ben altre realtà, dove ci sono opportunità. Al Veneziale, invece, troverebbe solo il deserto. Sanno bene, colleghi giovani e meno giovani, che questo è un cane che si morde la coda: meno medici significa meno servizi e così via, fino a quando non resteranno né medici né servizi».
Infruttuoso anche il dialogo con Regione e Asrem. «Di certo non per colpa nostra – affonda il coltello nella piaga Fernando Crudele -. Da anni noi medici chiediamo un confronto per mettere sul tavolo possibili soluzioni per rilanciare la sanità pubblica, evitando anche sprechi. Ma i nostri appelli cadono sempre nel vuoto. I vertici della sanità preferiscono adottare la soluzione più semplice: tagliare, chiudere. Eppure – aggiunge Crudele – le possibili soluzioni non mancano. Si prenda il caso di Psichiatria: anche i medici di Campobasso e Termoli, ad esempio, potrebbero fare i turni a Isernia. Così come gli psichiatri in servizio al Sert. E invece no: si sospendono i ricoveri e poco importa se poi per un TSO o un ricovero d’urgenza bisogna andare a Campobasso».
Nel mirino del presidente Omceo anche il recente protocollo d’intesa siglato tra Regione e Unimol per la disciplina dell’integrazione tra le attività didattiche, scientifiche ed assistenziali.
«La domanda che mi pongo è una sola: quali vantaggi porterà questo protocollo al cittadino? Probabilmente nessuno. Anzi, chirurgia rischia di perdere tutti quei professionisti che per anni hanno dato il massimo per mandare avanti il reparto. Al tempo stesso nessun medico sarà invogliato a venire a Isernia, poiché gli sono precluse le possibilità di crescita, visto che di fatto il reparto sarà nelle mani dell’università. La verità – è il parere di Crudele – è che la politica miope dei vertici sanitari della nostra regione sta causando un costante depauperamento di servizi e reparti. Aspettano che i medici vadano in pensione per non sostituirli. E la cosa più triste è che il punto di non ritorno è ormai a un passo. Presto al Veneziale potremmo trovarci a vivere gli stessi notevoli disagi che si affrontano nei piccoli paesi quando chiude la scuola o l’ufficio postale. Ma qui c’è anche l’aggravante: in caso di emergenze, senza un ospedale degno di questo nome si rischia la vita. Ci smentiscano Toma e Florenzano, ci dicano quanti medici sono andati in pensione e quanti ne hanno assunti a Isernia. Ci dicano quanti servizi hanno tagliato e quanti ne sono stati attivati al Veneziale. La risposta è sotto gli occhi di tutti. Ma chiedere conto a loro è ormai inutile: non c’è stato mai un confronto serio – conclude – e probabilmente mai ci sarà».

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