«Mio zio è Romoletto, faccio come voglio». Questa la frase che Filomena Spada, la 30enne isernina arrestata per la seconda volta in tre mesi, avrebbe detto ai Carabinieri mentre la portavano in caserma lo scorso due luglio. La notizia è stata riportata dall’edizione di ieri de ‘Il Messaggero’. La giovane donna rom ha in effetti parentele ‘importanti’, essendo la nipote del capo clan Carmine Spada detto ‘Romoletto’. Il principale esponente dell’omonima famiglia, condannato dalla seconda corte d’Appello di Roma a otto anni di reclusione per un’estorsione da 270mila euro aggravata dal metodo mafioso. Non solo. La ragazza isernina è legata a rapporti di parentela anche con Roberto Spada, l’aggressore del giornalista di ‘Nemo’ Daniele Piervincenzi, condannato anch’egli con l’aggravante del metodo mafioso a sei anni di galera. Parentele di cui, a quanto pare, la giovane accusata di spaccio di droga, si sarebbe addirittura vantata nel momento in cui i militari dell’Arma l’hanno sorpresa a violare la misura dei domiciliari. In realtà non era la prima volta che Filomena Spada si infischiava dell’ordinanza restrittiva ai suoi danni. I residenti della zona in cui sta scontando la detenzione domiciliare hanno riferito di averla vista uscire più volte di casa e che il suo rientro non avveniva prima di diverse ore. Il due luglio evidentemente era una di quelle occasioni, ma ad attenderla ha trovato i carabinieri.
In queste ore sono emersi i dettagli di quell’arresto. La giovane, nei guai da aprile, non avrebbe fatto una piega alla vista dei militari della Stazione di Isernia e, del resto, dopo gli accertamenti di rito è stata riportata a casa. Per lei, grazie alla presenza di due figli minori, sono stati disposti nuovamente i domiciliari.
Filomena Spada venne arrestata la prima volta il 18 aprile scorso, nell’ambito dell’operazione antidroga condotta dal Nucleo investigativo denominata ‘New Opening’. Nell’occasione finirono in manette altre quattro persone, due uomini e due donne.
Nell’arco di un anno di indagini è stata ricostruita l’attività posta in essere dal gruppo di rom dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti. Gli arrestati si rifornivano proprio nella zona di Ostia lido, acquistando considerevoli quantità di sostanze stupefacenti: eroina, cocaina, crack, hashish e marijuana, che venivano poi spacciate a Isernia e comuni limitrofi. Durante lo sviluppo delle indagini, oltre al sequestro di stupefacenti, nonché di denaro contante quale provento dell’attività di spaccio e di materiale utilizzato per la pesatura e la confezione delle dosi, fu individuato un rilevante numero di acquirenti, tra i quali anche tanti studenti. Elemento questo che indusse il procuratore capo Paolo Albano a rivolgere un appello a tutte le famiglie della zona, per avere un sostegno nel porre un freno alla piaga del consumo di droga.
Oltre a usare un linguaggio in codice tipo: ‘Portami una pizza’; ‘preparami il torrone’, ‘vengo a prendere il caffè’, i cinque rom incastrati dall’Arma, durante l’attività di spaccio, nel tentativo di eludere o scoraggiare i controlli, utilizzavano in più circostanze i loro figli anche in tenera età, portandoli con loro, a tutte le ore del giorno e della notte.

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