Una storia che parla di amore e pazienza, di atti coraggiosi e indagini lunghe e complicate. Potrebbe essere la sintesi dell’operazione portata a termine ieri mattina dai carabinieri del Comando compagnia di Isernia a conclusione del lavoro certosino e riservato della Procura del capoluogo pentro: sgominato un sodalizio criminale che faceva affari con la droga e non disdegnava anche di estorcere denaro a chi si trovava in difficoltà. Una storia d’amore e di coraggio quella di una madre che ha trasformato l’innato senso di protezione verso il proprio figlio nella salvezza del suo e di tanti altri, soprattutto studenti. Con chissà quali patimenti, quella donna ha bussato alla porta della caserma dei Carabinieri in una fredda giornata di dicembre di due anni fa. La paura che la droga le portasse via un pezzo di cuore, la stanchezza di subire quelle incessanti richieste di denaro, l’hanno portata dai militari dove ha raccontato l’inferno, suo e del suo ragazzo. Ieri mattina il cerchio si è chiuso con l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere di cinque persone, emessa dal gip del Tribunale di Isernia Michele Caroppoli su richiesta della Procura della Repubblica a seguito di indagini coordinate dal procuratore Carlo Fucci e dirette dal sostituto Alessandro Iannitti. Da quel freddo giorno di dicembre, quando arrivò la richiesta di aiuto di una mamma che non aveva esitato a denunciare il sangue del suo sangue per salvarlo, ha preso il via una attenta azione investigativa, con mirati servizi di controllo messi in atto dai militari del Reparto Operativo. Incastrando le tessere di un puzzle, investigatori e Procura hanno subito capito che si incastravano nel mondo della tossicodipendenza del capoluogo. Quell’andirivieni sospetto in un palazzo del quartiere San Leucio, il successivo trasferimento dei movimenti legati al sottobosco della tossicodipendenza in una zona precisa del centro storico. Tutto finito sotto lo sguardo attento dei Carabinieri attraverso i tradizionali servizi di osservazione, controllo e pedinamento, integrati poi con mirate attività tecniche di pedinamento satellitare, da riprese video e fotografiche a distanza e da intercettazioni telefoniche e telematiche. Il linguaggio essenziale delle conversazioni registrate, il diverso modo di approcciare a seconda del cliente da rifornire ha comunque consentito di individuare un cospicuo numero di acquirenti, quasi tutti già identificati, tra i quali purtroppo anche molti giovani studenti degli istituti scolastici della provincia. E proprio i giovanissimi, messi di fronte a quelle che erano le risultanze investigative, non hanno potuto fare altro che chinare il capo e ammettere di assumere cocaina, comprata dai cinque arrestati che non hanno esitato ad usare anche due minori per spostare i rifornimenti di polvere bianca da un indirizzo all’altro, nel tentativo di passarla liscia ove mai ci fossero state perquisizioni. Un sodalizio spregiudicato: una delle due donne destinatarie della custodia cautelare, pluripregiudicata per reati vari, ha continuato a spacciare nonostante fosse ai domiciliari. Mentre altri due dei cinque arrestati percepivano il reddito di cittadinanza abusivamente o in misura non dovuta. L’attività investigativa ha consentito di scoprire anche un’altra storia di difficoltà: quella di un commerciate che, a fronte di un piccolo prestito iniziale, si è ritrovato a dover versare ai rom finiti sotto accusa somme esorbitanti che sfioravano il 300 per cento di interessi. L’uomo, vessato e ormai senza più un euro, aveva pensato di chiudere la propria attività. Anche questo cerchio, mortale, si è definitivamente spezzato ieri mattina all’alba.
ppm

 

Procura e Carabinieri ‘in guerra’: ecco chi sono i cinque finiti nei guai

Nell’operazione conclusa ieri mattina all’alba sono finite in manette due famiglie rom legate da stretti vincoli parentali. Tutti residenti a Isernia S.P., 23enne, e la compagna K.L. 27 enne; S.A., 50enne, e S.W.J. 20enne, mentre la quinta ordinanza di custodia cautelare è stata notificata a B.L.C, 50enne, presso la casa circondariale della Campania dove già era stata condotta ad aprile, per altra causa, sempre su segnalazione dei Carabinieri. Ulteriori tre membri della famiglia sono stati, invece, denunciati a piede libero e dovranno rispondere, a vario titolo, per le ipotesi accusatorie di concorso in spaccio di sostanze stupefacenti. B.L.C. e S.A. dovranno rispondere anche di false dichiarazioni in atti per aver indebitamente percepito, o in maniera non commisurata a quanto dovuto, il reddito di cittadinanza. Tramite l’Inps è stata avviata la procedura di recupero delle somme indebitamente percepite. Ai militari del Nucleo Investigativo di Isernia, guidati dal Tenente Colonnello Marco Datti, che hanno condotto le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica, si sono aggiunti nell’operazione anche i militari delle Compagnie di Isernia, Venafro e Agnone del Comando provinciale di Isernia, guidati dal Tenente Colonnello Gennaro Ventriglia, supportati da unità specializzate per la ricerca di stupefacenti del Nucleo cinofili dell’Arma di Chieti.

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